mercoledì 15 aprile 2009

Non pensiamoci quando è troppo tardi


I recenti tragici fatti che hanno colpito l’Abruzzo hanno lasciato tutti noi sconvolti. Alle popolazioni colpite non possiamo che dare la nostra solidarietà. La commozione provata da tutta l’Italia fa si che i riflettori siano ben puntati sulla tragedia. Una tragedia fatta di una natura incontrollabile e da una negligenza (se si vuole essere clementi) assolutamente controllabile.
Chissà per quanto tempo ancora ci ricorderemo di queste294 vite spente dalle macerie e di tutte quelle vite che sono più o meno sospese nelle tendopoli.
Chissà se fra uno, due mesi ci ricorderemo dell’Abruzzo. Chissà se questo disastro ci ha lasciato qualcosa.
Tralasciando la retorica, o per lo meno provandoci, è opportuno far diventare costruttive queste case sfarinate. È opportuno riflettere che anche noi siamo tra le zone d’Italia più a rischio sismico: 2° categoria. Quando dobbiamo pensare alla nostra sicurezza? Quando dobbiamo pensare a preservare la nostra storia?
Un terremoto come quello dell’Abruzzo raserebbe al suolo la nostra città. Da Modica Alta a Modica bassa è molto realistico pensare che resterebbe ben poco. Quando dobbiamo pensare a questo? È ora che le istituzioni competenti avviino un progetto di messa in sicurezza serio. Molte scuole sarebbero tra le prime a crollare. In città gli istituti vecchi e fatiscenti sono numerosi. Ma l’elenco degli edifici a rischio è difficile da definire: è troppo lungo. Pensiamo alle case popolari di Viale Manzoni a Modica Alta, per fare un esempio. Chi si salverebbe?
Discorso analogo bisogna fare per quasi tutta la Sicilia.
Abbiamo sentito parlare in questi giorno di case costruite con sabbia di mare, un problema forte in Sicilia. Più volte si è scoperto di opere costruito in questo modo, grazie anche all’infiltrazione mafiosa. La sicurezza passa pure dalla lotta alla mafia. Le nostre vite passano dalle nostre coscienze, dai nostri voti, dalla nostra fermezza. Non ci lamentiamo quanto è troppo tardi.

Giorgio Ruta

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