mercoledì 31 dicembre 2008

Se t'ancanti ri paci e ti jinci r'amuri, t'annammuri ra vita e ra natura


AUTRICE: Cristina Scucces
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2008

I “dialetti”, le radici di ciascuna persona. I dialetti: così semplici, naturali, genuini. La poesia: potente mezzo di comunicazione dei sensi. L’oralità di un linguaggio e la sua musicalità. Un omaggio alla natura, alla vita e all’amore.


Un omaggio dell’uomo e per l’uomo.
E’ il connubio tra tutti questi elementi a dar vita alla straordinaria opera letteraria di Cristina Scucces. Una poesia semplice, (seppur sia evidente la ricercatezza e la delicatezza dei termini utilizzati) che elevi lo spirito del lettore ad una dimensione contemplativa, quasi surreale.
Una poesia fresca, essenziale ma ricca di esperienza meditativa.
I temi trattati prendono invece spunto dalla vita quotidiana, quella vita che viene trasformata in poesia e che, grazie ad una visione che alterna e contrappone la realtà al sogno, ci appare più dolce non perdendo comunque la sua concretezza.
Concretezza che è possibile ritrovare anche nella lettura diretta di tali poesie, che nel cd allegato al libro vengono magistralmente recitate da Andrea Tidona e accompagnate dalle musiche di Peppe Scucces. Ecco che la poesia muta ancora la sua forma per trasformarsi in musica, composta per descrivere e sottolineare l’alta componente emotiva presente nella parola stessa.
Una poesia “senza tempo”, così come il pensiero dell’autrice, capace di esprimere la bellezza sommessa e l’umiltà di una vita vissuta alla ricerca della vera libertà interiore.

Chiara Scucces


Continua...

“La volpe di sopra e la volpe di sotto”



Andino Peruviano e trascorse l'infanzia in
una comunità' india dopo aver perso entrambi i genitori. Qui apprese il quechua, sua lingua madre. Oltre la lingua venne a conoscenza di tutto il mondo culturale indios che continuo' a studiare per tutta la sua vita. Nel 1937 fu arrestato arbitrariamente, per le sue idee di sinistra dalla dittatura di Sànchez Cerro. In seguito insegnò presso l'università di Lima fino al 1969, anno del suo suicidio.
Il libro di cui vorrei umilmente parlare è forse il suo scritto più difficile sia per il linguaggio sia per l'estrema sofferenza che si avverte parola dopo parola.
Il tema principale è costituito dal pericolo della sopraffazione culturale (tema attualissimo ancora oggi) e si snoda attraverso la stesura stessa del romanzo che immediatamente si intreccia con altre forme narrative e letterarie diverse come le pagine del diario dello scrittore stesso o il testo di un discorso pronunciato in occasione di un premio.
Già incuriosisce il titolo “el zorro de arriba y el zorro de abajo”che ci porta subito a una concezione duale del mondo: sopra e sotto, vita e morte, luce e buio, sole e luna o meglio in lingua quechua Inti y Quilla.
L'opera, estremamente autobiografica, è una ricerca continua e affannosa del senso della libertà e se quest'ultima effettivamente si può riconquistare dopo averla persa e dopo essere stati costretti a vivere un' altra vita forzatamente.
Il protagonista del libro sembra un'ombra che si aggira senza una meta perchè la meta gli è stata rubata. Costretto a vivere di stenti in una città che non riesce a capire, si abbrutisce sempre più perdendo la sua lingua e la sua dignità di essere umano indios. Perseguitato nella sua terra impregnata di nobile sapienza arcaica, di rispetto inviolabile nei confronti della pachamama (madre terra) e di solidarietà, si ritrova a dover vivere nella presunta civiltà dei suoi persecutori occidentali, accecato anche dal guadagno facile che il conquistatore bianco prometteva. Questo nuovo mondo è tutto l'opposto al suo essere indios, alla sua cultura e alla sua anima e presto viene travolto dalla violenza, dalla freddezza, dal vuoto e dall'ipocrisia dell'uomo bianco.
Il contrasto tra i due mondi è assoluto e Arguedas con una forza espressiva incredibile sottolinea la sofferenza degli oppressi e l'ingiustizia terribile a cui sono sottoposti.
Il libro è anche un'accusa forte alla cristianizzazione forzata dei popoli andini e ripropone l'importanza vitale degli antichi culti come patrimonio culturale di inestimabile valore.
Infatti le volpi, che danno il titolo al romanzo, provengono direttamente dal mito andino della sierra cioè degli altipiani desertici, freddi e solitari delle Ande .
Uno dei personaggi mitologici ripreso da Arguedas nel romanzo è Huatyacuri: un Dio, un Eroe, un mendicante, oggetto di una profonda discussione tra le volpi, che con l 'astuzia vince una serie di prove estremamente sfavorevoli e sembra un'esaltazione della forza dei deboli che con l'ingegno e la fantasia riescono a resistere e a rovesciare i potenti.
Tutti gli avvenimenti descritti sono sempre accompagnati dalla musica, immancabile, che sembra dettare il ritmo al romanzo. La musica diventa l'anima delle parole e leggendo assistiamo increduli alla volpe che si trasforma in un messaggero per portare il charango a Maxwell affinchè possa suonare e possa farsi sentire lontano. Musica e danze sono per Arguedas elementi inscindibili dal testo letterario e quindi ecco affacciarsi tra le pagine dell'opera tutti gli strumenti e le danze e i ritmi dell'universo andino: gli strumenti diventano protagonisti, vivono accanto ai suonatori come fossero stati donati loro dal vento nel caso della quena (flauto di pan) o dal tuono nel caso del bombo (tamburo) o ancora dal charango strumento a 5 corde doppie dal suono tanto dolce quanto stridente. E le danze coloratissime e esorcizzanti diventano l'appiglio a quella cultura che il conquistatore vuole eliminare a tutti i costi.
Il libro non ha una vera e propria trama e alla fine possiamo leggere le lettere che Arguedas scrisse agli amici più cari annunciando e spiegando il motivo del suo gesto finale, forse non riuscì a oltrepassare il profondo contrasto che viveva tra il suo animo indios e quell'imbastardimento culturale imposto, la sofferenza forse era troppo grande e l'ingiustizia pure, quindi mi piace finire questo mio piccolo omaggio a un grandissimo scrittore con una dichiarazione dello stesso Josè Maria Arguedas: ”Tutto il mio impegno di scrittore e di studioso è stato volto a far conoscere la ricchezza dell'arte e della cultura di un popolo, che si considerava degenerato, indebolito e impenetrabile, e in realtà altro non era se non ciò che diventa un grande popolo quando è oppresso”.


Stefano Meli

Continua...

martedì 30 dicembre 2008

Project Censored





Da più di trent’anni negli Stati Uniti ha preso vita un progetto detto “project censored” che si propone di rendere noti quei fatti censurati o scarsamente trattati dai media, il risultato materiale conseguito è l’edizione annuale di un libro contenente trattazioni dei dieci fatti più sottovalutati e sottaciuti dell’anno. L’idea appare di gran lunga coinvolgente ed infatti ha ormai ottenuto ampio consenso presso la popolazione e sta pian piano rimarginando quegli spazi di disinformazione contro cui l’idea era stata lanciata. Quello che caratterizza questo movimento è la ricerca costante della verità di notizia attraverso attenti studi verso i fatti e gli atti che accadono: è proprio tramite il lavoro di studenti e docenti universitari facenti parte del progetto che negli stati Uniti si è avuto notizia del calpestamento del diritto costituzionale dell’Habeas Corpus, diritto in base al quale una persona può ricorrere per difendersi dall’arresto illegittimo di se stessa o di altra persona, e che qualcuno ha deciso di opporsi riuscendo nel 2007 nel ripristino del principio. La voglia di verità e di disinteressata informazione che caratterizza il movimento è esattamente quella troppo spesso carente nei nostri media; quella a cui più spesso siamo sottoposti è infatti una faziosa informazione che tende più a sopire eventuali animi discordanti e a ricondurre tutti alla medesima opinione, troppo spesso quella già governante, che ad informare. La stessa voglia di informazione vera della “project censored” caratterizza alcuni personaggi della nostra scena pubblica che però fino ad adesso hanno prodotto solo singolarmente senza dare vita a progetti di più ampio spessore e di più larga partecipazione, come quello americano. Un progetto come il “project censored” sarebbe adesso fondamentale nel nostro paese considerando il monopolio sui mezzi di informazione che caratterizza ad oggi il nostro sistema.


Marta Iozzia

Continua...

L’Amministrazione invia relazione alla Procura


Continua l’incessante lavoro dell’Amministrazione Comunale guidata dal sindaco, Antonello Buscema. Da quando si è insediata, a luglio c.a., si è impegnata nel difficile compito di risanare le finanze comunali,di garantire gli stipendi ai lavoratori diretti ed indiretti dell’Ente e di costruire le condizioni per un nuovo rilancio della macchina amministrativa che assicuri lo sviluppo economico, sociale e culturale della città. L’Amministrazione ha, anche, trasmesso, alla Procura della Repubblica ed alla Corte dei Conti, una dettagliata relazione sulla situazione economico-finanziaria del Comune al fine di accertare eventuali responsabilità di natura penale e/o contabile da parte di chi ha amministrato in questi anni la città e adesso confida in un’azione rigorosa da parte degli organi inquirenti, ciascuno per le proprie competenze. E’ diffusa, in effetti, in città una crescente domanda di giustizia, perchè a pagare le conseguenze delle scelte economiche operate in questi anni non siano soltanto i cittadini, i lavoratori ed i creditori del Comune.


Marcello Medica

Continua...

giovedì 25 dicembre 2008

Calcio a Modica: si tirano le somme


Ultima uscita del 2008 amara per le tre squadre della città della Contea che escono sconfitte dalle rispettive partite. Il Modica-L.Acate del presidente Riccardo Radenza perde in casa contro il Nissa vice capolista, che la settimana prima era riuscito a imporsi con il sonoro punteggio di 4-1 sulla corazzata Siracusa, e vede nuovamente avvicinarsi alla zona play-out, anche se la classifica piuttosto corta permette ai modicani di mantenere una tranquilla posizione di metà classifica, che vede i giocatori di mister Romano a sole 3 lunghezze dalla zona play-off e ad altrettante da quella play-out. Impegno proibitivo quello dei rossoblù che su un terreno di gioco in condizioni pessime e privi di alcuni elementi fondamentali non riescono mai ad impensierire il portiere avversario e capitolano al 24’ della ripresa su un contropiede che porta il capitano ospite a beffare la difesa modicana e a mettere in rete con un pallonetto. In Promozione la Moticea perde in casa contro il Caltagirone con lo stesso punteggio di 1-0, e ritorna alla sconfitta, dopo la vittoria della scorsa settimana che aveva allontanato la crisi scaturita dalle tre sconfitte consecutive precedenti, mentre in Prima Categoria il Frigintini esce sconfitto con il punteggio di 2-1 dal confronto tra le mura amiche nel derby ibleo con il Vittoria, ma riesce a mantenere la seconda posizione in classifica proprio dietro al Vittoria che vincendo lo scontro diretto riesce ad allungare il proprio margine di vantaggio. Nonostante tutto per le società modicane si tratta di un buon avvio di stagione che sta rispecchiando sul campo quelle che erano le previsioni della vigilia, previsioni che dovrebbero portare le tre società a raccogliere i frutti di un anno di lavoro intenso e pieno di soddisfazioni.Si chiude così un anno solare piuttosto positivo per le squadre della Contea, con la Moticea che ha ottenuto la promozione dalla Prima Categoria, dove è riuscito a salvarsi il Frigintini, alla Promozione, e con il Modica-L.Acate che è riuscito da neopromosso ad ottenere una tranquilla salvezza con l’ottavo posto finale.

Giovanni Lonico

Continua...

mercoledì 24 dicembre 2008

Sicilia, sinistra, lavoro. Parlando con Claudio Fava



L’Italia nel dicembre del 2007 fu scossa dalla tragedia della Thyssen, persero la vita sette operai mangiati dalle fiamme di una quasi dismessa fabbrica tedesca. Un anno dopo in molte città della penisola si è voluta tenere alta l’attenzione su questa pagina nera. A Siena a ricordare quella strage è Claudio Fava,

coordinatore nazionale di Sinistra Democratica, impegnato nella lotta alla mafia, e tra i protagonisti dell’esperienza del mensile “i Siciliani”. Mensile diretto da suo padre, Pippo Fava, assassinato da Cosa nostra. Con Claudio Fava al termine dell’iniziativa abbiamo parlato della Thyssen, della Sicilia e della sinistra italiana. Quest’ultimo argomento risulta non poco doloroso per chi ancora si ostina a sognarla come fa il coordinatore di SD.
Un anno fa la tragedia della Thyssen, c’è stata una risposta politica?
Si, c’è stata una risposta politica ma è stata pessima. Perché la risposta è stata quella di reagire con senso di fatalità al crescere esponenziale dei morti sul lavoro e di attaccare, come fa la proposta della Confindustria sostenuta da questo governo, il contratto di lavoro. Sottrarre al lavoro tutto quello che riguarda la qualità, la garanzia e la certezza della sicurezza. C’è stata una risposta non adeguata, nel senso che si continua a ritenere che se qualcuno deve parlare di colpe e responsabilità è la magistratura. La magistratura interviene applicando le regole del codice, ma ci sono regole non scritte che spetterebbe alla politica riabilitare, rimettere in linea e pretendere che facciano parte della capacità di risposta politica di questo governo. Ci sembra che ci si muova in una direzione opposta. Non è un caso che uno dei ministri più deputato a discutere tutto ciò all’ultimo incidente mortale sul lavoro abbia detto che c’è anche un problema di distrazione degli operai. Questa la dice lunga su quale è il senso di attenzione e di pudore con cui si segue questa vicenda.
Passando alla Sicilia, come è la Sicilia dopo Cuffaro?
Continua ad essere un luogo dove ogni bisogno diventa consenso, dove c’è una astratta libertà affidata a regole imponderabili, una concreta assenza di libertà, una concreta sottomissione alle regole della clientela, della protezione, della mediazione politica. E la politica in questo senso a sviluppato forme scientifiche ed efficacissime di mediazione. Lombardo rappresenta una messa a punto del metodo Cuffaro, un metodo ancora più scientifico ed elaborato. Ma il metodo è quello, cioè considerare i bisogni della Sicilia come una grande risorsa per costruire obbedienza e consensi. Lombardo, da questo punto di vista, è un maestro.
A lei la mafia le ha tolto tanto, come ha trovato la forza di reagire, di lottare contro la mafia?
Come la trovereste voi, come la state trovando a fare questo giornalino. Uno reagisce non perché gli ammazzano qualcuno ma perché non ti va di ingoiare, mi è permesso l’eufemismo, bocconi di merda. Alla fine siamo un po’ tutti Peppino Impastato se ne abbiamo voglia, l’importane è che quando ti trovi di fronte alla necessità di scegliere, scegli ciò che ritieni più giusto, non più conveniente. In quella scelta di coerenza apparteniamo tutti ad una grande sfida, ad una grande e antica guerra di liberazione dalla mafia.

Abbandonando di nuovo la Sicilia, c’è un futuro per la sinistra italiana?
C’è un futuro, non c’è un presente. Bisognerebbe cominciare a lavorare sul presente della sinistra italiana. Vogliamo lanciare un’idea di sinistra che sia meno identitaria, meno ripiegata su se stessa, meno disposta a custodire i paramenti sacri dell’orgoglio comunista, più disposta a mettersi in discussione. E di questa sinistra nuova, aperta, popolare, laica, appassionata e allo stesso tempo capace di parlare il linguaggio reale, questo paese ne ha un gran bisogno. Quindi più di futuro bisogna parlare del presente della sinistra.
Tutto questo coincide con l’idea di Ferrero?
Non coincide, perché Ferrero, rispetto le sue scelte, ha un’idea più tradizionale e ortodossa. Ai ragazzi della Thissen non puoi parlare di classe operaia ma di lavoro. Non penso che a loro interessi considerarsi una classe, penso che a loro interessi considerarsi operai che vivono male e faticosamente il loro tempo e il loro lavoro, e qualcuno che di questi problemi se ne faccia carico. E per farsi carico di questi problemi non devi appenderti al bavero della giacca falce e martello, devi cominciare a praticare un’idea di sinistra con tutte le sue ragioni e i suoi valori, che oggi è anche capace di andare oltre i simboli che la hanno accompagnata nel secolo scorso.


Giorgio Ruta


Continua...

Qualcosa si muove



Sono recenti le notizie dei diversi arresti eseguiti dalla Polizia modicana di Via Cornelia, nell’ambito di alcune operazioni volte alla repressione di atti criminosi e delinquenziali. La zona particolarmente interessata è stata quella di San Giovanni a Modica Alta,
dove largo è l’uso di droghe pesanti e leggere e dove in questo periodo sono stati messi in atto azioni di criminalità contro proprietà private. Il quartiere alto di Modica è stato teatro più di un anno fa dell’uccisione del giovane Andrea Occhipinti, pare per motivi di droga e successivamente nel mese di febbraio si è verificato un accoltellamento ai danni di un immigrato. Questo susseguirsi di vicende ha scosso i residenti del quartiere, invocando in più occasioni l’intervento delle autorità competenti. Questi solleciti sono arrivati anche dalla comunità parrocchiale di San Giovanni, con il parroco Padre Amore. Nel mese di novembre è stato arrestato il giovane Michele Assenza detto Raffaele, il quale nel marzo 2008 era stato già portato nel carcere di Piano Gesù, ma subito scarcerato e affidato ad un centro di recupero per tossicodipendenti. Questa volta per Assenza l’arresto non è stato solamente per qualche notte, ma stavolta dovrà scontare una pena di un anno e due mesi nella casa circondariale di Modica. Con quest’azione la Polizia ha cominciato a setacciare la zona ed ha appurato il frequente utilizzo e spaccio di sostanze stupefacenti. Il 2 dicembre sono stati sorpresi con 50 grammi di Hashish due modicani, Giuseppe Molè e Giuseppe Sella, provenienti entrambi dal proprio rifornitore, un marocchino di trentadue anni. Dopo qualche giorno trascorso nel carcere modicano i due sono stati messi in libertà, ma con l’obbligo di dimora a Modica e il rientro in determinati limiti d’orario nelle rispettive abitazioni. Il lavoro svolto dalla Polizia modicana è particolarmente significativo, ma ancora non del tutto soddisfacente per estrarre atti criminosi che attanagliano il quartiere storico. Ancora un altro arresto è stato eseguito il 16 dicembre, anch’esso per reprimere il fenomeno della droga. Questo è avvenuto sul Viadotto di Modica Alta, in cui in una macchina viaggiavano Giorgio Stracquadanio di Modica e Gina Runza di Rosolini. Entrambi sono stati accusati di detenzioni e spaccio di sostanze stupefacenti, in questo caso di eroina. I due residenti del quartiere San Giovanni erano noti alle forze dell’ordine per le loro attività poco pulite. Ma anche in questo caso sono stati rimessi in libertà perché la sostanza era per uso personale. Nel quartiere l’impegno sia dei cittadini, denunciando atti criminosi, sia degli organi preposti sta risultando efficace nel contrastare attività illecite, grazie al quale qualche “signore” ci specula sopra, ma adesso sta alla magistratura assicurare alla giustizia coloro i quali non rispettano le leggi e rendono spesso difficile la vita dei cittadini.
Francesco Ruta


Continua...

domenica 21 dicembre 2008

Ilclandestinonline

Abbiamo fatto il primo passo: è nato il blog de "Il clandestino"!
Questo spazio on-line è stato ideato con l'obiettivo di riproporre il nostro impegno nell'ambito dell'informazione, in maniera libera, onesta e alternativa alle logiche di potere. Il blog ha la funzione di esprimere il nostro pensiero in attesa che termini il lungo iter burocratico finalizzato alla registrazione del periodico stampato e del sito internet.
Speriamo nei vostri contribuiti per rendere vivo questo spazio.



La redazione
Continua...