martedì 9 marzo 2010

Ormai www.ilclandestino.org


Da oggi ci troverete sul sito: www.ilclandestino.org. Cercheremo di migliorarci anche on line. Vi aspettiamo!




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mercoledì 3 marzo 2010

E' uscito il nuovo numero de "Il Clandestino". SPECIALE 1°ANNO


Il dodicesimo numero quello de "Il Clandestino" che è appena uscito! Nuova veste grafica e in occasione del 1° compleanno, prima e ultima pagina a colori. Ecco dove trovare "Il Clandestino" MODICA
Edicolè, Via Sacro Cuore
Athena, Piazza Libertà
Libreria Mondadori, C.so Umberto I
Caffè Letterario Hemingway, C.so Umberto I
Bar Fucsia, S.s. 115
Caffè Adamo, Via Marchesa Tedeschi
Edicola Piazza Monumento
Edicola Aurnia, C.so Umberto I
Camera del Lavoro, Via Nazionale
Uomo Club, C.so Principessa Maria del Belgio
Barycentro, C.so Umberto I
Istituto Pedagogico Musicale “G. Verga”, C.so Umberto I
N’ti Viciè Pub, Piazza Gianforma (Frigintini)
Liceo Scientifico “G. Galieli”
Edicola, quartiere Dente
Dolceria Elisir, Via Sacro Cuore
Dolceria Scivoletto, Via Nazionale
Bronze, Piazza Matteotti
Sound Check Music, Via Nazionale
Università: scienze dell'amministrazione e del governo
Edicola Piazza S. Teresa
Edicola C.so Umberto, sotto Liceo Classico
Edicola Profetto, a lato Banca Agricola Popolare di Ragusa
Edicola Via Nazionale, dopo distributore Agip

POZZALLO
Edicolè

VITTORIA
Bottegotto Solidale, via R.Settimo angolo via Cavour
Camera del Lavoro-Cgil, via Bixio 60.

RAGUSA
Edicola, via Roma
A Putia Siculamente, Via Carducci
Libreria Saltatempo, via G.B. Odierna n.182
Bottega Solidale, via Roma

NOTO
Edicola Giacchino Corso Vittorio Emanuele 97
Pasticceria Costanzo Via Silvio Spaventa, 7/9


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sabato 27 febbraio 2010

COMUNICATO STAMPA


Mercoledì 24 febbraio 2010, presso l’ufficio del Sindaco Buscema di Modica, si è finalmente riunito il Gruppo Tecnico di Valutazione (G.T.V) ad un anno esatto dall’approvazione del Regolamento per l’installazione di impianti di radiocomunicazione del Comune di Modica e a sette anni dall’approvazione del piano di posizionamento dei ripetitori di telefonia mobile predisposto dalla POLAB. Alla presenza del Sindaco, hanno partecipato al GTV il nuovo dirigente Ing. Paolino e l’assessore Ing. Scifo responsabili dell’urbanistica e dello sportello unico ,il rappresentante dell’ARPA ,i rappresentanti dei Comitati cittadini e i rappresentanti di Legambiente e del Movimento Diritti dei Cittadini. Nei numerosi interventi si è evidenziata innanzitutto l’assoluta necessità di attuare il Regolamento predisponendo nel più breve tempo possibile:
- il Catasto degli Impianti per telecomunicazioni;
- la consultazione dei Gestori interessati, per acquisire i loro piani di sviluppo della rete di
telefonia mobile;
- il conseguente aggiornamento del piano Polab;
- una serie di monitoraggi delle zone ad alto impatto elettromagnetico.
Il Dott. La Cognata dell’ARPA si è prontamente reso disponibile per dare al Comune il suo supporto tecnico. Il Comune, rappresentato dal Dirigente e dall’Assessore del SUAP, si è impegnato a fare tutti quegli atti consequenziali per l’attuazione del regolamento e a designare un tecnico esperto che si possa occupare del settore. Il pesante ritardo accumulato, dall’approvazione del regolamento ad oggi, secondo l’Ass. Scifo e il dirigente Paolino sono da imputare alle difficoltà dell’Uff. Tecnico ad individuare un tecnico che possa seguire l’argomento. Si vuole ribadire, che tutto ciò nasce dalla sensibilità delle Associazioni e dei Comitati che collaborano con l’Amministrazione al fine di minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici e per salvaguardarla da eventuali patologie sintomatiche delle radiazioni come riportato nel Progetto Radiazione dei Campi Elettromagnetici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ( quali ad esempio, disturbi del sonno, confusione, palpitazioni cardiache, mal di testa, nausea, crampi, pressione sanguigna alta e malessere generale, ecc,).

Modica, 24 Febbraio 2010

Firme
Movimento Difesa del Cittadino: Roberta Puccia
Comitati cittadini: Piero Paolino
Legambiente Modica: Turi Denaro

I partecipanti al GTV:

Sindaco Antonello Buscema
Ufficio Tecnico Comunale: Ing. Scifo
S.U.A.P.: Ing. Paolino – Sig.ra Carmela D’arbes
A.R.P.A.: Dott. La Cognata
Movimento Difesa del Cittadino: Roberta Puccia
Comitato cittadino : Piero Paolino
Comitato cittadino: Viola
Legambiente Modica: Turi Denaro



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venerdì 26 febbraio 2010

Il Festival dei “Talent Show”


E’ appena andata in archivio la 60^ edizione del Festival di Sanremo, ovvero della “canzone italiana”, con la vittoria di Valerio Scanu che ha cantato “Per tutte le volte che”. Forse, a questo punto, sarebbe più giusto parlare di Festival dei “Talent Show”, perché così è stato. Come lo scorso anno, infatti, abbiamo visto tanti giovani in gara, reduci da programmi Tv alla stregua di “Amici”, “X Factor”, ecc…Sono stati loro i protagonisti della kermesse canora che hanno favorito anche il televoto. Mi chiedo e si chiedono in molti: “Ma oggi, dov’è andata a finire la canzone melodica, orecchiabile, seppur retorica e tradizionale, ma pur sempre italiana? La canzone dei veterani che hanno fatto grande la storia della musica italiana, da Modugno a Villa, da Morandi a Cocciante?”. Invece, anche questa volta, purtroppo, si è puntato sugli ospiti per raggiungere l’odiens delle passate edizioni; non a caso, altissimo è stato l’odiens nella serata di venerdì, raggiungendo il picco degli ascolti durante l’esibizione della pop-star Jennifer Lopez. Accantonata questa edizione, in ogni modo, si pensa già alla prossima, a come bissare il successo in termini di ascolti e a chi dovrà andare al timone. A noi non resta che sperare che, insieme alla “vera canzone”, ritornino pure le magiche scale a far da cornice allo storico teatro Ariston.

Claudia Medica



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domenica 21 febbraio 2010

La singolare storia di un quotidiano introvabile nelle edicole


Pubblichiamo questo articolo di Antonio Di Raimondo apparso sul corrierediragusa.it sul Clandestino dei Minardo. Buona lettura!


MODICA - 20/02/2010

Al giornale, riconducibile ad una società vicina ad un noto petroliere modicano, sarebbero andati circa 2 milioni di euro, soldi dei contribuenti, che non possono neanche comprarlo in edicola!


Quando un giornale, pur vendendo poco o nulla e risultando addirittura introvabile in edicola, perché non ci arriva affatto, gode di contributi pubblici in maniera a dir poco discutibile. E’ la singolare storia del «quotidiano» (quando esce) «Il Clandestino», nato appnea tre mesi fa, il 24 novembre 2009. «Italiani brava gente», verrebbe da affermare con un sorriso amaro, perché ad andarci di mezzo, anche in questo caso, sono i contribuenti.

«Il Clandestino» vivrebbe, difatti, con i contributi pubblici, piuttosto sostanziosi, di almeno due milioni di euro, che sarebbero potuti essere destinati a ben più meritevoli cause. Ma si sa, quando c’è da spartire denaro pubblico, i partiti trovano sempre un accordo vantaggioso per tutti. Con il decreto «Milleproroghe», difatti, sono stati salvati i fondi pubblici da destinare ai giornali. E così, il neonato «Il Clandestino» è stato salvato da morte (editoriale) certa, grazie anche all’acquisizione, da parte dell’editore, della cooperativa «Campanile nuovo» di Mastella.

Ma non tutto risulta essere chiaro. Per avere diritto ai fondi pubblici, il giornale avrebbe dovuto continuare ad appartenere ad una cooperativa. Invece pare proprio che i giornalisti non ne facciano affatto parte, di questa «cooperativa», e che il giornale continui ad essere edito da «Datamedia», una società vicina alla famiglia di un noto petroliere modicano.

Ma soprattutto, com’è possibile finanziare un giornale che stampa poche centinaia di copie, quasi tutte destinate solo a fini promozionali? Giova difatti da ribadire che il giornale non si trova in edicola non perché vada esaurito in poche ore, quanto piuttosto perché nelle edicole, questo «Il Clandestino», non ci arriva affatto, non essendo distribuito in maniera adeguata e non stampando un numero di copie sufficiente. Eppure questo «Il Clandestino», che nel frattempo ha cambiato due direttori in tre mesi, tra cui Pierluigi Diaco (già volto giornalistico di Sky Tg 24 e della televisione satellitare di Rtl 102.5) continua ad essere finanziato con i soldi dei contribuenti.

«Il Clandestino», progetto editoriale del sondaggista Luigi Crespi (quello del contratto di Silvio Berlusconi con gli italiani), nasce da una costola del sito internet «Il Clandestino web», quando lo stesso Crespi decide di fare il salto dalla rete al cartaceo, promettendo non solo opinioni, ma notizie vere a colpi di sondaggi. Dal pomposo lancio dello scorso 24 novembre a colpi di spot, e non solo, sulle reti televisive del petroliere modicano, più nulla. Il giornale cartaceo risulta «Clandestino» di nome e di fatto, nonostante i lauti finanziamenti pubblici. Questa è l’Italia. L’Italia delle mille verità e dei politici dalle troppe facce, di pirandelliana memoria. «Italiani brava gente».




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mercoledì 17 febbraio 2010

L'Anarchia spiegata a mia figlia




Presentazione Sabato 20 febbraio 2010 - Ore 18,30 alla
Società dei libertari di Ragusa, via G. B. Odierna, 212.

Nel corso di un'ipotetica giornata, incalzato dalle domande
della figlia, un padre affronta con sincerità
intellettuale e innegabile passione politica i temi che da
sempre animano il dibattito e l'azione degli anarchici: i
presupposti di libertà e uguaglianza contrapposti a quelli
di autorità e dominio (dello stato, dela chiesa, del
capitale...), il principio di delega, la coerenza tra mezi e
fini, la lotta all'oppressione e allo sfruttamento, il
problema della violenza, la tensione alla giustizia sociale,
all'autogestione e al mutuo appoggio.

Nel solco della tradizione del pamphlet politico, un piccolo
testo "educazionista" utile ai neofiti - giovani o meno
giovani - e dedicato a tutti coloro i quali non si sono
ancora rassegnati all'idea che l'utopia è qualcosa di
irrealizzato, non di irrealizzabile.

Il libro è edito dalla BFS edizioni di Pisa e ha un costo
di 8 euro.

Gruppo anarchico di Ragusa



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lunedì 15 febbraio 2010

ROMA SENZA FISSA DIMORA


Venti giorni in mezzo alla strada armato di sacco a pelo e taccuino per raccontare le storie della città degli esclusi il nuovo libro di Gabriele Del Grande, il fondatore di Fortress Europe.
“Questo réportage è importante anzitutto perché restituisce identità, storie e corporeità a chi, pur non avendole perdute, è come se non le avesse più. Il libro di Del Grande dimostra che un giornalismo umano e del tutto privo di cinismo è possibile” (dalla prefazione di Stefano Trasatti)

“Il testo di Gabriele è un viaggio low cost, per tutti, si spera, io lo spero, viaggiare schiarisce gli occhi, lo disse Gibran, ci vuole doppia follia per metterlo in dubbio. E qui, della follia, non c’è un rigo solo. Quello che il mondo chiama follia, è un luogo d’animo dove se non ci infili il muso almeno una volta, rischi di rimanere solamente un terrestre a vita” (dalla postfazione di Maksim Cristan)

Pubblicato da Infinito edizioni con il contributo di Redattore Sociale

http://romasenzafissadimora.blogspot.com/

http://fortresseurope.blogspot.com/


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mercoledì 10 febbraio 2010

Siamo tutti colpevoli


Quello che è avvenuto oggi, l’inchiesta che ha posto in stato di arresto padre Carlo, Antonio, Aldo e alcuni migranti, è quanto di più assurdo e grottesco abbia mai visto nella mia vita. Non è questione di amicizia, né di garantismo, ma la portata delle accuse, le ricostruzioni fantasiose fatte in tv, le frasi del procuratore D’Agata contrastano con la certezza indissolubile di un’esistenza onesta, trasparente, votata generosamente agli altri. Un’accusa che non appare supportata da prove concrete, documentali, da passaggi di denaro certificati, chiari, ma da testimonianze e da qualche intercettazione che non ci dice nulla. Prostituzione? Accusa risibile che, se non fosse per il momento drammatico, susciterebbe più di una risata. Pensare al favoreggiamento della prostituzione a Bosco Minniti è diabolico e quantomeno ardito. Riduzione in schiavitù? In questa chiesa chiunque entra è padrone di casa, non ci sono capi e sottoposti, tutti insieme, italiani e stranieri, ci si siede sullo stesso tavolo, si vive insieme collaborando, ci si rispetta pienamente. Di cosa stiamo parlando? La magistratura farà il suo corso, ma mi auguro che non lo faccia con l’atteggiamento di chi vuole per forza condannare qualcuno. Le parole del procuratore D’Agata, rilasciate all’emittente catanese Telecolor, fanno rabbrividire. Il garantismo che egli ha usato per se stesso su accuse a cui nessuno di noi aveva creduto non vale quando ad essere sotto accusa sono gli altri?

Il suo sorriso, la sua certezza che si tratta di prove da cui è impossibile discolparsi, la sua convinzione che l’umanità di questa comunità e della sua guida fosse solo un paravento per loschi traffici, tutto ciò è inopportuno per chi dovrebbe usare la presunzione di innocenza come suo principio guida, ed è offensivo per tutti coloro che in quella parrocchia, ogni giorno, da anni costruiscono una società nuova, fatta di solidarietà, tolleranza, accoglienza vera, non legata a circuiti economici, ma ad uno spirito di fratellanza e di accompagnamento nei confronti di chi è rimasto indietro verso un futuro di inclusione.
Se padre Carlo, Antonio e Aldo sono colpevoli, allora lo siamo tutti.

Siamo colpevoli di amare l’altro come fosse nostro fratello.
Siamo colpevoli di non credere che in questa società se qualcuno fa del bene lo deve fare per forza per riceverne un tornaconto personale.
Siamo colpevoli di vivere in un tempo in cui la solidarietà è eversiva.
Siamo colpevoli di fare ciò che le istituzioni non fanno.
Siamo colpevoli di credere in una giustizia che invece di colpire chi sbaglia si ritorce contro chi la sostiene.
Siamo colpevoli di “stare sulle palle” a qualche ufficio della Questura che, qualche anno fa, con il vecchio questore, ci guardava con favore, apprezzando il fatto di essere punto di riferimento per molti migranti che altrimenti sarebbero condannati alla clandestinità e sparsi per il territorio nazionale come fantasmi senza nome.
Siamo colpevoli di non chiudere gli occhi e il cuore davanti a chi ha bisogno.
Siamo colpevoli di aver denunciato e segnalato quello che non ci sembrava giusto un’istituzione facesse.

Siamo colpevoli di non esser stati zitti, di aver protestato a muso duro contro l’arroganza, l’indifferenza, l’assenza delle istituzioni sul territorio e contro un clima nazionale che non ci piace e che abbiamo definito disumano, pericoloso.
Siamo colpevoli di non aver chiesto la carta d’identità morale a chi entra in una Chiesa per cercare riparo e accoglienza, in piena coerenza con lo spirito cristiano di cui in tanti, troppi in questo Paese si appropriano indebitamente, quando fa comodo, per poi oltraggiarlo nella vita di tutti i giorni, nelle proprie azioni e nel proprio lavoro.
Siamo colpevoli di solidarietà, di umanità, di esser soli contro un sistema più grande e forte di noi, capace di schiacciarci quando e come vuole.
Siamo colpevoli di non rassegnarci ad un’Italia che declina miseramente nella sua pochezza e arretratezza, nella sua ipocrisia e violenza.
Siamo colpevoli tutti, di tutto questo.

Allora che vengano ad arrestare tutti noi, con le accuse più assurde, mettendoci tutta la fantasia possibile per trovare il modo di colpirci. Ci costringano al silenzio, alla calunnia, all’esposizione al pubblico massacro, al dolore. Ma nessuno mai potrà darci quel colpo di grazia che incenerisce ogni cosa: la rassegnazione.
Mai come adesso abbiamo l’obbligo di compattarci e di dare un segnale forte, consapevoli che la parte giusta, in un Paese come il nostro, non può che essere minacciata e colpita.
Abbiamo fiducia nella magistratura, nonostante tutto, anche se siamo consapevoli che non abbiamo bisogno delle sentenze per conoscere l’innocenza di chi da sempre antepone l’aiuto agli altri alla propria stessa vita, senza ritorni economici, conducendo vite dure, fatte di lavoro e non di agi.
Per queste persone, per tutti coloro che ad esse somigliano, per le idee in cui crediamo allora sentiamo di dichiararci colpevoli, perché tra chi condivide questo destino di campo e questa idea di mondo, senza divise e poltrone dorate, non possono esserci distinzioni.

Profondamente indignato
Massimiliano Perna



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martedì 9 febbraio 2010

Laboratorio di fumetto e illustrazione da Attinkitè


Dal 26 febbraio ore 17.30 partirà ad Attinkité il laboratorio di fumetto e illustrazione "Storie di Segni" tenuto da Guglielmo Manenti, artista e illustratore modicano, organizzato da Libreria Mondadori e Associazione Attinkité.
Avrà la durata di 30 ore complessive e il costo di 70€. A termine del laboratorio le storie realizzate verranno pubblicate.
Per tutti coloro che amano il fumetto e l'illustrazione, che vorrebbero imparare qualche strumento tecnico, saperne di più su come nasce una striscia, mettersi alla prova o semplicemente divertirsi a creare storie illustrate, per appassionati di fumetti o illustratrici in erba, studenti o attempati cultori: è un momento per tutti voi!!


Per informazioni e iscrizioni scrivere a : associazioneattinkite@gmail.com o info@mondadori-modica.it o telefonare a: 360345329 o 0932-945363.






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Associazione Attinkitè



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“Una battaglia di civiltà”


Lettera aperta di Antonio Giannone.


“Mi chiamo Antonio Giannone, ho 33 anni, e vivo a Modica in provincia di Ragusa. Una malattia rara, chiamata Atassia cerebellare di Friedrich, mi ha costretto 17 anni fa su di una carrozzina. L’Atassia di Friedrich provoca infatti la perdita progressiva della funzionalità muscolare degli arti inferiori nonché dell’equilibrio. Una realtà difficile con la quale ho dovuto fare i conti, accettarla, e trovare giorno dopo giorno appigli ed input nuovi per non perdermi d’animo.
È così che non mi sono scoraggiato dinanzi alla mia triste situazione e alle numerose difficoltà da affrontare, ho proseguito gli studi conseguendo il diploma di Ragioneria all’Istituto tecnico “Archimede” di Modica, con grande soddisfazione mia e della mia famiglia. Ho anche frequentato diversi corsi di computer ed ho conseguito la patente europea del computer (ECDL). Come dire che la vita continua nonostante la malattia e nonostante ci si ritrovi a fare i conti con tante difficoltà. Tra queste ho dovuto fare i conti con le barriere architettoniche e quelle mentali. Per le prime, a dire il vero non ho tante possibilità di muovermi da casa, perché ovviamente è difficoltoso spostarmi in carrozzina; per quelle mentali, invece, non bisogna confrontarsi soltanto con certi sguardi stupiti di persone che sembrano vivere fuori dal mondo, forse pensando erroneamente che disabili si nasca e non si ci diventi, ma soprattutto con i disservizi “offerti” da un sistema che non dà grosse opportunità a chi è disabile. Sono trascorsi, ad esempio, già 14 anni dal conseguimento del mio diploma, ho anche buone conoscenze informatiche e un sito web tutto mio (http://www.antoniogiannone.com) ma chi offre un lavoro ad un ragazzo disabile?

Vivo pertanto con la mia pensione (misera) di € 250 al mese, cui si aggiungono € 470 di accompagnamento. Vivo con i miei genitori che sono stati sempre al mio fianco ed uno dei miei fratelli, mentre un altro è sposato, ed uno, più grande di me di due anni, è morto nel gennaio 2006 della mia stessa malattia. Vivendo con i miei non posso lamentarmi molto, ma più passa il tempo più le cose si fanno difficili: mio padre ha 71 anni ed è pensionato, mia madre ne ha 63 ed è casalinga, quanto a lungo potranno occuparsi di me? Per loro è già “pesante” seguirmi tutto il giorno, in quanto, è bene ricordarlo, io non posso muovermi assolutamente in maniera autonoma dalla carrozzina. Ho bisogno di una persona qualificata che possa seguirmi sempre, aiutandomi nella mia vita quotidiana e durante la notte, ma nessuno è disposto a lavorare per € 470, ossia per la cifra destinatami per l’accompagnamento. E allora mi chiedo come fare. Il sistema mette a disposizione questa cifra, ma non è congrua per convincere una persona ad occuparsi di me. E chi dovrebbe impinguare questa somma? I miei che non ne hanno le possibilità? Il Comune ovviamente non mette nulla a disposizione e più si va avanti più la mia situazione mi preoccupa. Fino a quanto tempo - mi chiedo - mio padre potrà accudirmi? Non sono certo leggero e lui è anziano. Mia madre, poi, non ha la forza da sola di sollevarmi. Quanto a mio fratello, quello che vive con me, mi ha già dato tanto e non posso chiedergli ancora di dare tutto il frutto del suo lavoro a me per pagare un infermiere o qualcuno qualificato che si occupi di me, né posso pretendere che si chiuda alla vita per dedicarsi totalmente a suo fratello. Penso infatti che un giorno io non ci sarò più… ed è un pensiero triste… lasciare i tuoi cari… ma è un dato di fatto con cui ho già fatto i conti e l’ho accettato… per cui penso anche che se mio fratello dovesse dedicarsi totalmente a me, un giorno si guarderà indietro e non avrà costruito per sè niente nella sua vita.

Per questo chiedo un aiuto: o economico in modo che possa retribuire una persona che mi segua h 24, o direttamente l’assegnazione della stessa da parte dello Stato. La presenza di una persona qualificata per poche ore alla settimana non risolve il problema. Chiedo pertanto, nella speranza che qualcuno possa prendere a cuore la mia storia per aiutarmi, che le istituzioni preposte e le associazioni che si occupano di disabilità combattano al mio fianco questa battaglia di civiltà e di sensibilizzazione. Non si tratta solo di una storia, la mia, ma di quella di tante persone che come me vivono grosse difficoltà. È arrivato il tempo che le cose cambino una volta per tutte.

Antonio Giannone



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Cantieri teatrali Attinkitè


Insieme alla Libreria Mondadori presentiamo gli appuntamenti teatrali dei prossimi mesi con la Compagnia del Piccolo Teatro protagonista: alcuni sono soprattutto per i bimbi (con anche un laboratorio teatrale introduttivo) e altri soprattutto per i più grandi.
Il primo appuntamento è per bambini e bambine: LUNEDI' 15 FEBBRAIO alle ore 18.30 con "Le allegre mascherine" da Attinkité.

Vi aspettiamo!!!


--
Associazione Attinkitè




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Padre Carlo: arrestato dopo anni di lotta per i diritti degli immigrati


Non è una chiesa come le altre. Non è un semplice luogo di culto. Nella Chiesa di Bosco Minniti a Siracusa, da molti anni, tutti possono trovare rifugio; gli extracomunitari, scappati per mille ragioni diverse dai loro paesi, ci abitano, la vivono, la animano condividendo le difficoltà quotidiane con la solidarietà vera di chi lotta per una società senza diseguaglianze. Se ci entrate all’ora dei pasti, resterete disorientati. È la mensa di tutti i popoli. Al posto dell’altare una tavolata immensa dove almeno cento immigrati di ogni nazionalità si trovano riuniti a mangiare. Alle pareti vedrete simboli e icone di diverse religioni non cristiane. Ci sono centinaia di uomini venuti sperando in un futuro diverso. In questa chiesa sono stati accolti anche alcune decine di immigrati scappati da Rosarno e presto ci saranno, come ogni anno, quelli che arrivano per la raccolta stagionale nei campi tra Cassibile e Pachino.
Ma tutto questo a chi ci governa dà fastidio.

In un momento in cui si tenta in tutti i modi di rendere la vita sempre più impossibile agli immigrati, intimandoli o rispedendoli nei rispettivi paesi, si compie l’ennesimo attacco politico, l’ennesimo tentativo di stroncare esperienze di accoglienza e di integrazione di immigrati. Padre Carlo D’Antoni è oggi agli arresti domiciliari insieme ad altri 8 indagati (Antonino De Carlo, un collaboratore del sacerdote, l’avvocato Aldo Valtimora e 6 immigrati), accusati di gestire il rilascio di permessi di soggiorno falsi. Il reato ipotizzato dal Gip del Tribunale di Catania é associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'illecita permanenza di stranieri nel territorio dello stato italiano. A ciò si aggiungono le accuse di riduzione in schiavitù e di falso ideologico in atto pubblico e false dichiarazioni a Pubblico Ufficiale per aver inventato storie travagliate e commoventi di immigrati al fine di ottenere titoli di soggiorno per motivi umanitari o di protezione temporanea.

Ma se è vero che molti extracomunitari finiscono nelle maglie del mercato illegale delle regolarizzazioni e se è vero che un traffico di clandestini tra Siracusa e la Campania esiste, gli immigrati di Bosco Minniti dicono che l’attacco a padre Carlo è infondato, che lui non ha nulla a che vedere col racket dei documenti falsi, che non ha mai commesso i reati a lui imputati. Tutti questi immigrati dicono che l’esperienza di Bosco Minniti deve continuare perchè si tratta di una chiesa senza frontiere, aperta a tutti, un luogo in cui si lotta per il diritto a una vita dignitosa.

Sonia Giardina (“U Cuntu”)




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