domenica 29 marzo 2009

L’anarchico dei due mondi. Alla libreria Mondadori si presenta il libro su Giorgio Nabita


Venerdì 3 aprile, alle ore 19 a Modica, nei locali della Libreria Mondadori (Corso Umberto I, 8), sarà presentato il libro Giorgio Nabita, sarto. Socialismo, anarchismo e antifascismo a Vittoria, (edizioni Sicilia Punto L) di Pippo Gurrieri. Interverranno lo storico Giovanni Criscione e l’autore.
Il libro ricostruisce la biografia politica dell’anarchico Giorgio Nabita, attraverso episodi sconosciuti della microstoria proletaria, nel contesto degli avvenimento che segnarono la storia degli anni 1889-1938.

Nato a Ragusa nel 1876, autodidatta, di professione sarto, Nabita aderì giovanissimo al Circolo Socialista di Vittoria, fondato nel 1899 da Nannino Terranova e Vincenzo Vacirca, prima di passare all’anarchismo.
La sua vita si svolse tra l’America e l’Europa. Emigrò per due volte negli Stati Uniti, dove frequentò i circoli socialisti e libertari di New York, raccogliendo fondi tra gli emigrati per finanziare i circoli “gemellati” di Vittoria e Comiso. Tornato a Vittoria, diresse “L’Agitatore” e il foglio di propaganda antireligiosa “Natale 1911“. Nel 1912 ripartì per l’America, rimanendovi fino al 1921.
Rientrato definitivamente in Italia in quello stesso anno si adoperò per riaggregare i libertari e fondare la Camera del Lavoro di Vittoria, distrutta subito dopo dai fascisti. Durante il fascismo, fu colpito da perquisizioni e sequestri di stampe, diffidato, arrestato. Si oppose al regime facendo circolare clandestinamente scritti di propaganda antifascista. Morì nel 1938, lasciando vari scritti inediti.
La “riscoperta” della figura di Nabita si lega al ritrovamento dei suoi scritti, a lungo ritenuti perduti. In realtà l’autore li aveva “murati” in un’intercapedine nella soffitta di casa per non compromettere i familiari. Negli anni Settanta, durante alcuni lavori di restauro, i suoi quaderni furono ritrovati, consentendo così di portare alla luce una vicenda esemplare di coerenza e militanza antifascista.




Info e contatti

Libreria Mondadori Modica
Corso Umberto I, 8
97015 Modica (RG)
Tel./Fax 0932 945363
e-mail info@mondadori-modica.it




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venerdì 27 marzo 2009

Strategie di conquista e grandi affari lungo le vie dell’acqua. Il caso delle Eolie


Una vicenda rappresentativa nelle mappe dell’appropriazione delle risorse idriche. Come viene trattato il disagio di Lipari e Salina, dove l’acqua, carente da sempre, rimane la più cara d’Italia. Gli accordi che vi fanno da sfondo, da Palermo a Roma. La stretta della Sogesid sulle isole.

Come era prevedibile, nella Sicilia della privatizzazione idrica, le anomalie, anziché esaurirsi con le gare d’appalto, in alcuni ATO con esiti da scandalo, presentano risvolti sempre più preoccupanti, mentre scorrono le vicissitudini di intere popolazioni che mancano dell’erogazione necessaria e pagano l’acqua più cara che in altre aree del paese. Gli ambienti interessati stanno provvedendo in effetti a porsi in regola, pagando l’obolo alla tradizione, facendo cioè i conti fino in fondo con i grovigli di poteri, legali e non solo, che serrano i territori. Gli equivoci del presente si fondono in sostanza con quelli del passato, con corrispondenze più o meno perfette. Le cose non potevano andare del resto diversamente. Lungo i decenni che hanno preceduto la legge Galli, la gestione dell’acqua nell’isola, curata dall’EAS e dalle municipalizzate, non è stata mai propriamente pubblica, chiamando bensì in causa interessi forti e consorterie di ogni tipo. I clamori giudiziari che hanno interessato l’ente regionale medesimo, dallo scandalo Gunnella alle tangenti dell’Ancipa, ne danno conto. La nuova situazione, già riprovevole per il declassamento del bene comune acqua a merce, nell’isola sta finendo comunque con il peggiorare le cose oltre ogni misura. E per saggiarne le atmosfere, lungo gli ambiti territoriali, è il caso di prendere le mosse dalle isole Eolie, dove, sulla scena convulsa dell’emergenza idrica convergono realtà influenti, a partire da una potente società di diritto pubblico: la Sogesid spa.
Per ragioni soprattutto geologiche, l’arcipelago è oppresso da una endemica carenza di acqua, cui si è cercato di ovviare, prima ancora che con rifornimenti da navi cisterne e autobotte, con un dissalatore, costruito a Lipari circa trent’anni fa dalla Regione Siciliana, amministrato lungamente dall’EAS e, come tutti gli altri in Sicilia, finito di recente in gestione a un privato, l’imprenditore nisseno Pietro Di Vincenzo, che ha messo in campo, allo scopo, una società ad hoc, la Gedis, adesso in amministrazione giudiziaria. Si tratta di un impianto obsoleto e poco funzionante. Con i suoi tre moduli, a pieno regime, dovrebbe produrre infatti 6000 metri cubi di acqua potabile al giorno. Invece ne produce poco più 2000 metri cubi, ben al di sotto cioè del fabbisogno. L’emergenza, che si somma nelle Eolie a quella dei trasporti, rimane quindi allo zenit, mentre il costo dell’acqua per gli abitanti di Lipari e delle altre isole, già elevato, è divenuto particolarmente esoso. L’acqua desalinizzata viene erogata a 4,80 euro al metro cubo, a circa 7 euro quella approvvigionata tramite autobotte, addirittura fino a 13 euro, iva inclusa, quella rilevata dalla nave cisterna. Ma a fronte di tutto questo, quali condotte si registrano nelle istituzioni che recano l’onere di risolvere le cose?
L’allarme sul deficit d’acqua è stato lanciato, negli ultimi anni, a vari livelli: dal prefetto di Messina Francesco Alecci; dai sindaci di Lipari, Leni, Malfa, Santa Marina Salina, Milazzo; dai parlamentari messinesi Germanà e D’Alia. Della questione sono stati investiti quindi il governo regionale e i responsabili del ramo. Se ne sono fatti carico in particolare, con Raffaele Lombardo, alcuni noti esponenti dell’entourage presidenziale: Rossana Interlandi, già assessore regionale all’Ambiente e oggi dirigente del medesimo assessorato; l’avvocato Felice Crosta, presidente dell’Agenzia regionale per i rifiuti e le acque, istituita da Cuffaro, poi formalmente abolita, ma ancora in attività; Ignazio Puccio, dirigente dell’ARRA e plenipotenziario di Crosta in numerose vertenze lungo gli ATO siciliani. Si tratta, come è evidente, dello stato maggiore che sta regolando i processi di privatizzazione, cui si associa una presenza che nella vicenda delle Eolie assume un rilievo determinante: quella dell’avvocato Luigi Pelaggi, consigliere di amministrazione della Sogesid spa. È il caso di definire allora cosa rappresenta tale società e con quale ruolo entra in questa storia.
Nata nel 1994 quale concessionario della gestione di alcuni impianti di depurazione nella Regione Campania, la Sogesit spa si è assunta l’onere di supportare la Legge Galli, attraverso la redazione dei piani d’ambito e l’attuazione di interventi industriali, in ambito acquedottistico, depurativo e fognario, lungo tutto il territorio nazionale. Per decisione del Ministero dell’Ambiente e del Ministero delle Infrastrutture è divenuta dal 2007 uno strumento in house, ma, in ossequio appunto alla legge Galli, ha insistito a muoversi in modo privatistico, tanto da ritrovarsi al centro di un vasto circuito d’interessi, pur mutuando nondimeno tratti e movenze dei tanti enti inutili che hanno fatto un po’ la storia della repubblica. Per tali ragioni, più volte è stata fatta oggetto di interrogazioni parlamentari. Il deputato Ugo Lisi ne ha chiesto la messa in liquidazione. Il senatore Roberto Della Seta ne ha denunciato, oltre che la mancanza di una qualche utilità pubblica, tanto più dopo l’istituzione recente dell’Ispra, recante funzioni analoghe, le oscurità operative, la mancanza di trasparenza nelle assunzioni del personale, gli altissimi stipendi degli ambiti dirigenziali. E con tale feedback, che combina le opacità del pubblico e del privato, la società in house ha puntato sull’affare Eolie, con l’irruenza di un potere forte, perché importante era divenuta intanto la posta in gioco.
L’allarme lanciato dal sindaco di Lipari Mariano Bruno, dai colleghi delle isole minori e dal prefetto Alecci, cui è stato conferito intanto l’incarico di commissario delegato per l'emergenza idrica, non poteva rimanere in realtà inascoltato, tanto più dopo l’implosione economica e giudiziaria del Di Vincenzo, che ha influito sensibilmente sulle inefficienze del dissalatore. Non potevano essere altresì sottovalutati i rischi per il decoro dell’arcipelago, dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Ne è sortito quindi, nel 2007, un superfinanziamento a opera del Ministero dell’Ambiente, retto allora da Alfonso Pecoraro Scanio, per circa 38 milioni di euro. Si è trattato tuttavia solo di un buon inizio, perché per il prossimo decennio altri contributi si annunciano da parte dell’Unione Europea e di altre sedi: quanto basta in definitiva perché interessi forti si volgano in direzione delle Eolie. C’è peraltro da attingere a sufficienza dall’amministrazione regionale, che da oltre un decennio riserva alle emergenze della Sicilia un cospicuo capitolo di spese, gestito in prima persona dai commissari straordinari, senza che, significativamente, siano venute meno, per calcolo o no poco importa, le problematiche dell’acqua.
L’ostacolo Di Vincenzo è stato rimosso agevolmente, perché il contratto che vincola il gestore del dissalatore alla Regione è prossimo a scadere, e l’imprenditore nisseno, messo alle corde dai giudici e dalle denunce del sindaco Rosario Crocetta, non è più in grado di sostenere la partita. Con perentorietà, a dispetto delle proteste di diversi consiglieri, che hanno scritto al prefetto Alecci, il comune di Lipari ha provveduto altresì a rimuovere un ulteriore problema, revocando un appalto di cui era stato aggiudicataria nel 2000 la Lotto spa. È stato infine superato l’ostacolo dell'Authority per la vigilanza sui contratti pubblici, che ha decisamente contestato la convenzione siglata fra società e il sindaco liparitano. Il centro-partita, da parte della Sogesid è stato quindi rapidamente conquistato, con la presentazione, approvata, di un progetto per il ciclo integrato dell’acqua, il primo, per 29 milioni di euro, da trarre dai 38 per il momento disponibili. D’altra parte, il direttore generale del Ministero dell’Ambiente Gianfranco Mascazzini, interpellato sull’accordo delle Eolie, non ha esitato a dire che si è trattato di decisioni prese ad altissimi livelli, in sede ministeriale, per interessi forti, quindi irrevocabili.
La connessione della Sogesid con l’arcipelago, e contestualmente con i vertici della Regione e con l’ARRA di Crosta e Puccio, viene comunque perfezionata il 17 febbraio 2009, quando uno dei tre consiglieri d’amministrazione della società, l’avvocato Luigi Pelaggi, componente della segreteria tecnica del Ministero dell’Ambiente, viene nominato, con ordinanza del presidente del Consiglio dei Ministri Berlusconi, commissario delegato per l'emergenza idrica nelle Eolie. Si tratta, come è evidente, di una nomina forzata, sovrapponendosi di fatto, senza alcuna ragione d’interesse pubblico, a quella del prefetto Alecci, che, da rappresentante del governo prima ancora che da commissario, è stato riconosciuto fra i più imparziali nell’affrontare l’emergenza. Un tale passaggio è apparso nondimeno necessario, per ricondurre tutto negli alvei stabiliti, senza intralci.
Esistono in definitiva i presupposti perché la Sogesid, nota appunto per gli stipendi d’oro di cui godono i suoi dirigenti, possa trarre dall’arcipelago profitti smisurati e duraturi, attingendo a risorse pubbliche a tutti i livelli: ma in cambio di quali benefici per gli abitanti di Lipari e delle altre isole? A conti fatti, nessuno. Come emerge dal progetto, il prezzo dell’acqua desalinizzata verrà mantenuto a 4,80 euro al metro cubo, cioè il più caro d’Italia, addirittura con possibilità di aumenti negli anni a venire. È già messo altresì nel conto che l’intervento della società non risolverà in via definitiva il deficit idrico delle Eolie. La prova? Una parte dell’approvvigionamento dell’acqua continuerà ad avvenire per mare, tramite nave cisterna. Come avviene già da quindici anni, dietro richiesta della Regione Siciliana, il 3 dicembre 2008 il Ministero della Difesa ha stipulato infatti con la società Marnavi di Napoli, con procedura negoziata ai sensi dell'art. 57 del decreto legge 163/06, un contratto di fornitura idrica all’isola di Lipari per un importo di 26.000.000 euro, iva inclusa, per soli 2 milioni di metri cubi. In sostanza, gli abitanti dell’arcipelago, sotto l’egida della società in house, dovranno continuare pagare l’acqua al prezzo, del tutto incongruo, di 13 euro al metro cubo.
In realtà, la Sogesid, se reca buone ragioni per mantenere, di fatto, lo stato di cose esistente, tante più ne ha per scendere a patti con la Marnavi, che costituisce in campo armatoriale un potere consolidato, con forti referenti nelle istituzioni. Finisce in effetti con il servirsene, con mutuo guadagno, a titolo giustificativo e non solo, proprio perché restino spendibili e ben remunerativi i deficit di fondo. In tale logica, è significativo comunque il modo in cui la società navale napoletana si pone nel paese e, in particolare, nella vicenda delle Eolie.
Presieduta da Domenico Iervoli, la Marnavi, è specializzata nel trasporto di sostanze chimiche. È proprietaria di ventisette navi operanti sul mercato internazionale, otto delle quali adibite al trasporto di acqua e prodotti alimentari per le comunità delle isole italiane. Come altre società armatoriali, non appare particolarmente devota all’interesse nazionale. Ha fatto costruire infatti diverse navi nella Turchia asiatica, presso di Tuzla, nota perché ospita la maggiore concentrazione navalmeccanica della terra, con quarantacinque cantieri schierati fianco a fianco. Gode nondimeno di alta considerazione presso le sedi governative. E non può trattarsi di normale convenienza. Come riportato, da circa quindici anni la società rifornisce d’acqua le isole Eolie, con convenzioni annuali che, palesemente, prescindono da ogni calcolo di economicità, mentre Regione e Ministero della Difesa avrebbero potuto ricercare soluzioni più idonee, attraverso accordi meglio mirati oppure l’espletamento di regolari gare d’appalto. In merito poi all’opportunità, appaiono tutt’altro che irrisori gli inconvenienti che hanno presentato fino a oggi le operazioni di scarico nelle aree portuali di Lipari, prossime alle abitazioni civili: dalle perdite in mare di acqua potabile agli eccessi di rumore, in tutte le ore del giorno e della notte.
Evidentemente, malgrado i conti non possano tornare, i giochi sono fatti, nel pieno rispetto della tradizione. C’è stato tuttavia un inconveniente, che consente di chiarire meglio le cose e di rendere, soprattutto, misurabile l’affare dell’arcipelago. Si tratta dell’entrata in scena di una impresa tedesca, la Aqua Blue di Bubesheim, operante in vari ambiti: la depurazione, gli impianti idrici, l’energia solare. Klaus Dieter Simon, che conosce bene l’Italia per averla lungamente frequentata, ne è l’amministratore delegato. E in tale veste, nel 2007 ha presentato alle autorità territoriali e regionali una proposta di convenzione, ancora ai sensi dell'art. 57 del decreto legge 163/06, per la definitiva soluzione dell’emergenza idrica delle Eolie. L’impresa, in particolare, si è impegnata a installare, a Lipari e nelle isole minori, alcuni moduli di dissalazione di nuova generazione, quindi non ingombranti come gli attuali né inquinanti, atti a risolvere per intero il fabbisogno idrico, a costo zero per lo stato, la regione e i comuni, richiedendo di contro alla parte pubblica, solo a servizio erogato, il pagamento dell’acqua a un costo oscillate fra 1,05 e 1,21 euro, iva esclusa.
Tra la tariffa che ha proposto l’amministratore dell’impresa tedesca e i quasi 5 euro richiesti dalla Sogesid, che diventano addirittura 13 con l’intervento della Marnavi, corre evidentemente un abisso, che è in fondo quello che separa due precisi modi d’essere e di rapportarsi al bene pubblico. Da un lato c’è Klaus Dieter Simon, che ha deciso di non pagare alcun obolo alla tradizione, di fare impresa quindi nel modo più civile. Dall’altro stanno i potentati regionali, il braccio operativo dell’ARRA, i grandi feudatari delle risorse idriche, che, a ragion veduta, hanno stabilito di mantenere alti i canoni, nel caso appunto delle Eolie fino all’inverosimile, a dispetto dei bisogni delle comunità. Tutto questo, a riprova che nel tempo della privatizzazione, tanto più in Sicilia, la selezione dei convitati al grande affare dell’acqua, che include la partita dell’arcipelago, sta avvenendo al peggio.
Ecco comunque il seguito della storia. Dinanzi alle evidenti opportunità della proposta dell’impresa tedesca, il prefetto Alecci, quale commissario delegato per l'emergenza idrica nelle Eolie, si è dimostrato, una volta ancora, conseguente. Nell’incontro per l’esame tecnico della medesima, che si è tenuta il 28 ottobre 2008, presso il Ministero dell’Ambiente, ha relazionato infatti favorevolmente. Ha dovuto tuttavia fare i conti con l’opposizione, irriducibile e scontata, dell’ingegnere Puccio dell’ARRA, che, con ben poche argomentazioni, in quella sede ha decretato impossibile la desalinizzazione dell’acqua marina ai costi garantiti da Klaus Dieter Simon. I giochi erano fatti, appunto, e la nomina di Pelaggi, già nelle cose, era destinata a chiudere l’argomento.

Carlo Ruta


Fonte: “L'isola possibile”, rivista mensile siciliana allegata a "Il Manifesto"



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martedì 24 marzo 2009

Il Gioco Continua...


Giovedi 26 Marzo, ore 21, Teatro Garibaldi Modica
Di Giuseppe Fava possiamo ricordare il giornalista di razza, la sua lotta contro la mafia di cui ne fu vittima, l’uomo di cinema , l’intellettuale appassionato, l’autore teatrale. Per chi fa teatro, la scelta è obbligata, e mi sembra naturale visitare, in questo caso rivisitare, ” Il Proboviro” che, a Modica, il Teatro del Vicolo propose nel lontano autunno del 1987.
In questa edizione “Il gioco continua” ne è un libero adattamento. Il testo originario , a cui Fava aggiunse il sottotitolo “Opera buffa sugli italiani”, risente , ma è cosa ovvia , di una certa società siciliana degli anni settanta. Ho voluto ambientarlo ai nostri giorni. L’arrivo di un ispettore in una città barocca suggerisce che siamo in Sicilia e da un incidente scenico, l’arresto di un uomo insignificante, si dipana la storia che è un progressivo svelamento delle lordure e delle connivenze del potere . E’ una storia di degrado civile, morale e politico giocata fra divertimento e amarezza. Politici, amministratori, giustizia,potentati economici e una certa chiesa si mescolano e ne viene fuori uno spaccato miserabilmente colorato dalle donne mogli/amanti. E in questa vicenda un personaggio del cuore : il violinista, emblema degli “offesi” del mondo, vittima sacrificale di una società dove la dignità dell’uomo è calpestata e ridicolizzata, e, nel finale, nel silenzio della notte, quest’uomo dignitosamente grida ancora ” Ma un giorno dovrà pure accadere qualcosa in questa città per fare giustizia!”. Se le cose le vogliamo cambiare, accogliamo questo grido per non farlo rimanere isolato, una voce nel deserto, una speranza vana, ma, invece, sia l’ inizio di una convinta consapevolezza e che i cambiamenti si possono realizzare se abbiamo a cuore la dignità di tutti gli uomini. Dico tutti perché in questi ultimi tempi non mi pare di sentire, in proposito, belle cose. Con ” Il gioco continua ” ControScenaTeatro continua il suo viaggio nella realtà siciliana.

Enzo Ruta

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Nasce Sinistra e Libertà


Sabato 21 Marzo, a Roma, a piazza Farnese, si è tenuta la prima iniziativa pubblica di Sinistra e Libertà: il nuovo progetto politico che intende ricreare una forza politica di sinistra. Già dal nome vi è un chiaro riferimento alla libertà. Claudio Fava (europarlamentare) e Grazia Francescato (portavoce dei verdi italiani) hanno sottolineato la scelta di porre già nel nome del partito il termine libertà come un "ritorno a casa" del suo senso trasformato dai berlusconiani il pura licenza di agire; la libertà di Sinistra e Libertà intenderebbe invece un ritorno alle libertà ed ai diritti costituzionalmente garantiti. A questo proposito Pierpaolo Nenni, nel suo intervento di sabato, ha dichiarato la necessità della chiarezza dei principi fondamentali e dei fini generali illustrati in Costituzione e soprattuto la necessiatà della difesa dell'art. 36 cost. come diritto del lavoratore " ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sè e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa" anche a tutela dei precari, la difesa dell'art 9 cost contro l'edilizia facile e la difesa dell'art 49 cost per garantire la funzione dei partiti come mezzo attraverso cui si assicura la partecipazione del popolo alla politica del paese. I verdi scendono in campo, all'interno di sinistra e Libertà, portando avanti il progetto del green deal che va a svilupparsi in tre punti fondamentali: riconversione dell'economia verso nuove forme di "energia pulita", riqualificazione del lavoro verde in corrispondenza della riconversione delle energie e protezione delle risorse attraverso un loro utilizzo sostenibile. Nel pomeriggio di sabato è intervenuto anche Mimmo Calopresti a ricordare con un video la tragedia di Thyssen Kroup e a sottolineare l'importanza della difesa dei diritti dei lavoratori come garanzia dell'irripetibilità di eventi disastrosi come quello. Interviene poi anche Umberto Guidoni a sottolineare l'importanza dell'istruzione pubblica e del sostegno alla ricerca. Insomma, Sinistra e Libertà ritorna a porre in luce temi caratterizzanti una sinistra vera e coerente; rimane solo da sperare che non si perda ogni proposito al superamento dello sbarramento del 4% alle elezioni europee e alla suddivisione degli eletti in differenti gruppi parlamentari.


Marta Iozzia

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sabato 21 marzo 2009

Asi videosorveglianza ancora bloccata


RAGUSA – Anche nella zona industriale Modica-Pozzallo l’impianto di videosorveglianza, realizzato due anni fa, per problemi di natura tecnica, risulta ad oggi ancora bloccato. A denunciare il grave disservizio era stato, già nella scorsa estate, il consigliere comunale di Sd, Vito D’Antona, il quale aveva chiesto al Presidente del Consiglio Comunale, Paolo Garofalo, di sottoporre alla civica assise un ordine del giorno, affinché si potesse sbloccare l’incresciosa situazione. «Dai titolari delle imprese ubicate nell’area industriale – evidenziava D’Antona – viene sempre più avvertita la necessità di salvaguardare le loro attività da atti vandalici, furti e gesti delinquenziali, soprattutto nel periodo estivo, quando le imprese chiudono per ferie». Nell’ordine del giorno si invitava la Provincia Regionale di Ragusa a adottare tutte quelle iniziative tendenti a rendere più sicuro l’agglomerato Modica-Pozzallo, con particolare riferimento alla messa in funzione dell’impianto di videosorveglianza già realizzato. In merito all’annoso problema il Consigliere Generale dell’Asi, Gianni Stornello ha dichiarato che «il progetto di videosorveglianza è gestito e finanziato dalla Provincia, ma a causa della scomparsa del titolare della ditta interessata, e la conseguente inattività della stessa, non sono stati ancora realizzati l’attivazione e il collaudo dell’impianto». Il Consigliere Stornello ha più volte denunciato la problematica, chiedendo all’Amministrazione Provinciale di rivedere gli accordi stipulati nel 2003 tra la Provincia e l’Asi, in cui la sorveglianza doveva essere garantita dalla Provincia, 24 ore su 24, mentre, in cambio di tale servizio, la Provincia ottiene dal Consorzio Asi la decurtazione del cinquanta per cento del canone d’affitto per un immobile situato di fronte al Porto di Pozzallo.

Un milione e mezzo di euro nell’ambito “Pon Sicurezza per lo sviluppo”

VITTORIA (RG) – Il Ministero degli Interni ha ammesso a finanziamento la proposta progettuale presentata dal Comune di Vittoria, nell’ambito del “Pon Sicurezza per lo sviluppo”, per l’installazione di sistemi di videosorveglianza all’interno del perimetro urbano di Vittoria e Scoglitti. Saranno circa cento le telecamere che verranno installate nei punti nevralgici e strategici del centro storico e nelle principali vie d’uscita della città. Il Ministero ha già espletato la gara, assegnando l’incarico alla società Capgeminy Italy, che avrà il compito di effettuare i sopralluoghi per localizzare, di concerto con la Prefettura, le forze dell’ordine e il Comune, i siti definitivi. Grazie a tale finanziamento di circa un milione e mezzo di euro, la città sarà dotata di un sistema di videosorveglianza che innalzerà la soglia di sicurezza. Soddisfatto il Sindaco, Giuseppe Nicosia, il quale ha dichiarato: «Questo importante risultato, che si sposa con la nostra battaglia per la legalità e la sicurezza, offre un valido aiuto alle forze dell’ordine e garantisce serenità ai cittadini, ai giovani che frequentano i principali luoghi di ritrovo, alle donne e ai pensionati, che finalmente potranno vivere in una città più sicura». In realtà il dibattito in città sulla realizzazione della videosorveglianza si protrae da diversi anni ed è stato in particolare il partito di Alleanza Nazionale ad intestarsi la battaglia sulla sicurezza in città, richiedendone più volte, con manifestazioni, interrogazioni e vibrate proteste, l’immediata realizzazione. Adesso che il traguardo sembra finalmente raggiunto e che del danaro pubblico sta per essere speso, ci si augura che una volta installate le telecamere non restino disattivate così come è accaduto, per cause diverse, nella Città della Contea e nella zona industriale Modica-Pozzallo.


Marcello Medica

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Videosorveglianza non funziona da anni


MODICA (RG) – E’ dei giorni scorsi la notizia che il sistema di videosorveglianza in città non funziona. In realtà la notizia non è affatto nuova in quanto già due anni fa fu lanciato l’allarme, quando la Telecom, dopo avere staccato i telefoni di Palazzo San Domenico per la prolungata insolvenza del Comune, ha deciso di interrompere anche il servizio di videosorveglianza della città. Il sistema di videosorveglianza fu avviato nel 2003 nell’ambito del progetto “Città Sicura” che interessò tutti i comuni iblei. Modica, che era capofila del progetto, fu il primo comune ad attivare il servizio con venti telecamere collegate alla Questura di Ragusa ed al Comando provinciale dei Carabinieri, ma tali telecamere che avrebbero dovuto monitorare costantemente le vie del centro storico, costate fior di quattrini e considerate un fiore all’occhiello per la sicurezza della città, sono state disattivate. Così se già prima venivano avanzati ragionevoli dubbi sull’efficacia del servizio ai fini della prevenzione degli atti delinquenziali, adesso c’è la conferma dell’inesistenza del servizio e che la sua gestione è stata un fallimento. A mettere in dubbio l’efficacia della gestione del servizio era stato già, a novembre del 2007, il coordinamento cittadino di Forza Nuova Modica, che poneva all’attenzione del Sindaco di allora, Piero Torchi, del Questore di Ragusa e di tutta l’opinione pubblica, il fatto che il Comune, pur essendo dotato di mezzi atti ad un controllo efficace del territorio urbano, in termini di sicurezza per i cittadini e dei beni artistici patrimonio Unesco, non li utilizzava al meglio per una corretta prevenzione di atti criminosi o vandalici. Forza Nuova riteneva che parte dello sviluppo tecnologico, costituito dal sistema di videosorveglianza, non fosse utilizzato a pieno in quanto le telecamere si erano rilevate numericamente deficitarie o posizionate in luoghi ove la loro presenza non si era resa necessaria per apporre un valido contributo al controllo. Forza Nuova denunciava l’accrescersi di atti criminosi e delinquenziali e il fatto che gran parte del patrimonio barocco non godesse di alcun controllo continuo; chiedeva, inoltre, l’impegno dell’Amministrazione Comunale di allora e delle forze di pubblica sicurezza, affinché un sistema, finanziato dai contribuenti, potesse trovare nella città una sua utilità, ridando serenità e tranquillità a tutta la comunità cittadina. L’allarme lanciato da Forza Nuova oltre un anno fa è purtroppo ancora attuale. Non si arresta, infatti, l’ondata di furti in città ed in particolare nel centro storico della città dove dei malviventi hanno fatto sentire la loro presenza, setacciando il quartiere Santissimo Salvatore con furti e danni alle abitazioni. Recrudescenza dei furti in abitazioni anche nella frazione rivierasca di Marina di Modica dove nei giorni scorsi diverse case sono state messe a soqquadro. A tal proposito il Presidente della Commissione Affari Istituzionali all’Ars, on. Riccardo Minardo, ha rivolto un appello urgente al Prefetto di Ragusa, Carlo Fanara, affinché intervenga tramite il Ministero dell’Interno per il potenziamento di uomini e mezzi delle forze dell’ordine, visti i continui furti e danni alle abitazioni. «I rischi legati alla microcriminalità – rileva l’on. Minardo – sono diventati una vera e propria piaga sociale, soprattutto in questi ultimi tempi dove il problema si è molto allargato e che necessita di interventi per garantire sicurezza a tutti. Maggiori controlli, soprattutto nelle ore serali e notturne, contribuirebbero intanto a prevenire episodi del genere e poi a dare tranquillità alla popolazione in questo momento allarmata e preoccupata». A fronte di tutto ciò sembra alquanto paradossale che, dopo avere speso del danaro pubblico per la realizzazione di un sistema di videosorveglianza volto a monitorare costantemente il territorio, adesso tale sistema rimanga disattivato. E’ doveroso e giusto, invece, che tale sistema venga al più presto riattivato al fine di recare ai cittadini un servizio cui hanno diritto.

Il Sindaco: «Ero già a conoscenza della disattivazione»

«Del fatto che la videosorveglianza non funzionasse ne ero già a conoscenza ed è un problema che si trascina da anni». Questo il commento dell’attuale Sindaco, Antonello Buscema, alla notizia del mancato funzionamento delle telecamere in città. «E' chiaro – aggiunge Buscema – che nel momento in cui chiuderemo il contenzioso con Telecom Italia punteremo alla riattivazione del servizio. Ovviamente però sarà necessaria una rivisitazione delle telecamere. Queste, infatti, secondo quanto appurato, non sono adeguate al ruolo che devono svolgere». Diverse volte sono state segnalate delle difficoltà da parte delle forze dell'ordine, a “decifrare” le immagini. «Modica è una città sicura – prosegue ancora il Sindaco Buscema – ma non bisogna abbassare la guardia. C'è da garantire anche sicurezza nelle campagne. Le nostre zone rurali, infatti, sono densamente abitate, motivo per il quale dobbiamo garantire standard di sicurezza anche ai nostri concittadini che hanno scelto di risiedere in quelle zone».

Marcello Medica



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mercoledì 18 marzo 2009

Giornata nazionale contro le mafie. Lettera di Gianluca Floridia


Carissimi amici di Libera e compagni di cammino, partiamo questa sera da Modica per Casal di Principe(Caserta), la terra che ha vissuto la bellssima parabola di Giustizia e di Pace che è stata Don Giuseppe Diana, ucciso dal clan dei casalesi il 19 Marzo 1994. Prete "anticamorra", come lo hanno definito in tanti, o forse come amava definirsi lui, soltanto un prete, un uomo.
Quando l'umanità raggiunge così in profondità le scelte di coerenza coi propri ideali, gli aggettivi e le qualificazioni non bastano più. Si è
semplicemente veri con se stessi. E con gli altri. Quella Verità, che
ognuno di noi cerca dentro, quella che sembra poter riaffiorare approfittando di questi esempi luminosi, come quello di Giuseppe Diana, quella Verità fatta di onestà e trasparenza con il prossimo avrà nelle gambe e nei volti dei tanti Scout, di altri gruppi laici, cattolici e non, che si riuniranno a Casal di Principe domani 19 Marzo 2009, delle gambe con cui camminare e dei volti con cui gridare che "la
Camorra è una montagna di merda", tralasciando per una volta prudenze diplomatiche che troppo spesso frenano la nostra voglia di un cambiamento vero per un Sud e un Paese finalmente liberi da tutte le mafie! Il 20 Marzo, l'appuntamento coi familiari delle Vittime di mafia, sarà una lezione bellissima e tatuata nelle nostre coscienze.
Perchè spesso uno sguardo incrociato con chi ha vissuto "la mafia dentro" o semplicemente ha capito che la mafia è il male che ti sceglie gratuitamente senza motivo , un semplice sguardo è più formativo di conferenze e convegni a cui siamo abituati e spesso assuefatti.

Il 21 sfileremo con decine di migliaia di giovani braccio a braccio coi
familiari delle vittime, veri protagonisti della Giornata della Memoria.
Il 21 Marzo perchè? Perchè Libera, secondo l'intuizione di Luigi Ciotti che ne è il presidente, deve "dare voce a chi non ha voce", a chi è stato sottratto un affetto e per questo vuoto incolmabile non ha avuto neanche l'apparenza del riscatto ufficiale
fatta almeno del ricordo e della memoria collettiva. I tanti magistrati
e uomini di scorta, delle Forze dell'Ordine di cui non si conosce il nome. Spesso anche volontari nel loro servizio così nobile ma svalorizzato dallo Stato. I tanti bambini che "per caso" si sono ritrovati nella traiettoria di un proiettile,o di un'autobomba pur non essendo parte in causa di guerre tra clan mafiosi rivali o tra la mafia e la Giustizia dello Stato. Le tante donne e madri che hanno visto i
loro figli perdersi per sempre in un quell'atto di coraggio e quindi di "grande cuore", come dice Lirio Abbate, di "non voltarsi la faccia dall'altra parte", a volte facendo semplicemente il proprio dovere di giornalista, di amministratore o semplicemente di cittadino o di militante.

Il 21 Marzo non ricorda una vittima in particolare, e per questo le ricorda tutte. Soprattutto le sconosciute. Che sono la maggioranza. Il 21 Marzo, primo giorno di Primavera che segna il risveglio della Vita, il risveglio delle Coscienze.

Vi porto tutti con me lasciandovi con le bellissime parole di una donna, di una madre, moglie di un servitore delle Stato travolto dalla violenza delle cosche. In questo breve video di 5 minuti c'è tutto quello che si vive in giornate come questa. Ci sono anche le scuse, cosa molto rara, delle Istituzioni della Regione ospitante.
Il video risale alla Giornata
della Memoria dell'anno scorso. Vi auguro di assaporarlo come un pezzo di poesia e di quel Bello che ci ha fatto scegliere, come nome della Giornata di questa'anno: L'etica Libera la Bellezza.
Auguro a tutti
noi, nei percorsi che stiamo per intraprendere al ritorno di questo pellegrinaggio civile, di compiere un piccolo gesto di etica che libera tanta Bellezza e pienezza di Vita!!!

Con affetto fraterno,
Gianluca
Floridia- Libera Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie,
coordianamento di Ragusa


http://www.youtube.com/watch?
v=h0Pe8XFzhNk, il video di un familiare di vittima di mafia e le
"scuse" del Governatore della Regione ospitante!

p.s. visita www.
libera.it , trovi tutte le informazioni sul 21 Marzo.


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Arriva il Circo a Modica: benvenuto?


Ed ecco che a Modica arriva per l’ennesima volta il Circo, da giorno 19 marzo a giorno 23 stazionerà nella nostra città. Si prevede la solita euforia tra i bambini, data dal divertimento circense, dai pagliacci, dalla bravura dei giocolieri e degli acrobati. Come ogni circo che si “rispetti” saranno presenti diversi tipi di animali, chi più ne ha più ne metta: ma fanno cosi divertire gli animali ammaestrati, costretti a far ridere il pubblico? In che condizioni vengono tenuti gli animali del circo? Hanno lo spazio stabilito dalle norme? Vengono curati? Tutte queste domande servirebbero a far riflettere sulla possibilità di ospitare, o meno, un circo con gli animali e quanto i suoi spettacoli possano essere educativi. Molte scolaresche grazie alle loro maestre “illuminate” vengono portate in questi spettacoli, ma è importante capire se alla base c’è una vera conoscenza e consapevolezza di tutte le probabili situazioni di degrado presenti nei circhi. Sarebbe importante che le maestre, invece di portare i bambini al circo, mettessero alla luce quelle che sono le condizioni degli animali presenti in queste manifestazioni, per far si che si annulli ogni forma di violenza e non curanza nei loro confronti. Oltre le forti perplessità sulle condizioni degli animali, un altro aspetto su cui vigilare è quello igienico – ambientale e quello pubblicitario. Di solito, per le passate edizioni dei circhi che si sono susseguiti negli anni, i luoghi utilizzati non sono stati lasciati in ottime condizioni o comunque nelle condizioni in cui sono state rilasciate dal Comune. E che dire delle affissioni murali per pubblicizzare l’evento? Anche per questa edizione, il Circo Cesare Togni ha fatto del suo meglio per occupare indisturbatamente ogni spazio murale per l’affissione dei loro manifesti. Alcuni manifesti sono timbrati dall’ufficio Affissioni del Comune di Modica, mentre altri sono sprovvisti del regolare timbro e sono affissi in luoghi e spazi non solo non autorizzati, ma anche di un certo valore storico e culturale. Basta al non rispetto delle regole e delle leggi, che intervengano gli uffici e gli organi preposti alla vigilanza delle condizioni igienico – ambientali, delle condizioni degli animali usati dal Circo e molta attenzione al grande e apparentemente insormontabile problema delle affissioni. Noi saremo vigili, per quanto possiamo, per la tutela degli animali e del territorio in cui si insedierà questo nuovo Circo.


Francesco Ruta

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martedì 17 marzo 2009

Domenica dolceamara per lo sport modicano


Domenica dolceamara per lo sport modicano che esce dal week-end appena trascorso con un bottino poco soddisfacente; una vittoria, un pareggio e una sconfitta il bilancio delle 3 squadre di calcio, mentre per quanto riguarda il volley, arriva l’ennesima sconfitta per la PVT Pam Modica. In serie D la Libertas Acate Modica pareggia e guadagna un punto prezioso in chiave salvezza sull’ostico campo del Sapri, grazie anche ad un errore dal dischetto da parte della squadra di casa con l’ex di turno Sekkoum, nonostante le polemiche del pubblico di casa per l’arbitraggio impari in favore della squadra della contea.. In Promozione cade la Moticea, che perde con il Santacroce e deve guardarsi alle spalle per evitare la retrocessione; in Prima Categoria il Frigintini vince con il punteggio di 2-0 il derby con l’Orsa Ragusa, grazie alle reti messe a segno da Spadaro e Scarso, e si avvicina sempre più al traguardo dei play off che permetterebbe alla squadra di mister Battaglia di giocarsi la promozione al torneo di Eccellenza attraverso gli spareggi; la squadra modicana può così continuare la sua rincorsa al secondo posto. Il volley vive ancora una volta un fine settimana deludente caratterizzato dalla sconfitta della PVT, che perde con il punteggio di 3-0 (17-25; 22-25;12-25 i parziali) in casa contro la squadra calabrese del Soverato. L’incontro, a dir poco proibitivo per la società modicana, ha visto le due squadre fronteggiarsi quasi alla pari nei primi due set, ma nel terzo il differente tasso tecnico e la maggiore determinazione hanno portato ad un passivo pesante per le ragazze di mister Bertocco. Una giornata da archiviare in fretta per tutti, tranne che per il Frigintini, che sta disputando un campionato al di sopra di ogni aspettativa; forse proprio la squadra di mister Battaglia potrà regalare a fine stagione ai tifosi modicani qualche soddisfazione.

Giovanni Lonico

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“CI RISPONDEVANO CHE IL RANDAGISMO NON E’ UNA PRIORITA’’


LA VERITA’ E’ CHE SULLA QUESTIONE RANDAGISMO REGNA LA SUPERFICIALITÀ DELLE ISTITUZIONI.

Su una tragedia come questa, di fronte ad un bambino aggredito ed ucciso da animali mal custoditi, tutte le istituzioni locali preposte all’attuazione delle leggi nazionali e regionali dovrebbero intervenire nel dibattito con la sacra intenzione di fare chiarezza e di indicare con lucida sincerità dove stanno le responsabilità ed invece anche in questa occasione si cerca vigliaccamente di scaricare le proprie responsabilità su altri.
Sono oramai più di dieci anni che le associazioni di questa provincia denunciano le gravissime condizioni in cui versa il nostro territorio saturo di randagi abbandonati, di branchi di cani che circolano senza controllo nelle periferie delle nostre città, degli enormi debiti accumulati dai Comuni di Modica, di Pozzallo, di Comiso, di Vittoria, ecc … delle inadempienze da parte dei piccoli Comuni sprovvisti completamente di servizi contro il randagismo, dell’inutilità di gran parte dei provvedimenti “istituzionali” volti a controllare questo fenomeno, dell’assoluta mancanza di controlli da parte delle autorità veterinarie o delle forze dell’ordine, come le polizie municipali, che non avendo risorse economiche adeguate vivono questa problematica come un problema estremamente secondario.. Da anni parliamo della necessità di canili comunali, di sterilizzazione dei randagi, di impiegare risorse economiche adeguate alla gravità del problema, ma tanti sindaci ci hanno risposto che “il randagismo non è una priorità”. La vecchia amministrazione di Scicli (come dimenticare il sindaco Falla!) su questo è stata assolutamente distratta, debitoria, insensibile, superficiale … così come la vecchia amministrazione di Modica (sindaco Torchi) che ha completamente dimenticato di onorare i propri debiti nei confronti delle ditte affidatarie del servizio di custodia dei randagi e che ha cancellato ogni possibilità di intervento serio sul tema.
Ed oggi, per un gioco assurdo del destino, proprio i neo sindaci Venticinque e Buscema, che hanno già dall’inizio del loro mandato affrontato con attenzione le questioni che abbiamo portato a loro conoscenza, si trovano in una condizione di gravissimo disagio per responsabilità non proprie ma anzi ereditate dai loro predecessori. Oggi in tanti gridano, urlano rabbia, inveiscono a caso. Noi sappiamo di chi sono le responsabilità reali. Chi dirige il Servizio Veterinario Provinciale e la Procura deve pronunciare su questa vicenda parole chiare. Non è possibile che un cittadino con gravi problematiche, economiche, fisiche, e forse anche di carattere psichico, possa ricevere in custodia giudiziaria, un numero così enorme di cani. In che maniera poteva soddisfare le loro esigenze alimentari? In che maniera la casupola che li ospitava era attrezzata? A livello sanitario come faceva una persona sola e invalida a curare un tal branco di animali? Quante denunce servono affinché le istituzioni agiscano senza scaricare responsabilità ad altri? Le condizioni igieniche, nonostante le rassicurazioni dell’Ausl, dai filmati apparsi sui tg appaiono assurde. Nelle riprese sono state inquadrate scatole piene di ossa, cuccioli morti, carcasse di altri cani sbranati … Chi era andato a controllare lo stato di corretta detenzione degli animali affidati in custodia? E’ vero che la polizia municipale di Scicli aveva debitamente informato la Procura che non c’erano le condizioni essenziali per procedere all’affidamento allo stesso proprietario? Per la custodia di un numero così elevato di animali non sono necessarie autorizzazioni igienico-sanitarie specifiche? E’ inutile gridare o inveire alla cieca o contro gli animalisti (che in questo caso non sono in nessun modo coinvolti) o contro i randagi in genere; a questo punto è necessario che chi ne ha il dovere intervenga ponendo l’attenzione sulla ricerca concreta delle responsabilità personali, mentre i cittadini dovrebbero interrogarsi con informazioni alla mano su come i propri sindaci si sono mossi in questi anni. E se vogliamo che tragedie orribili, assurde, strazianti come quella di ieri non accadano più nella nostra Provincia è necessario che la Prefettura di Ragusa convochi urgentemente tutti i soggetti preposti all’attuazione delle norme in materia, visto che solo ed esclusivamente la Città di Ragusa ha lavorato in questi anni per la risoluzione concreta di questa problematica. Ieri il piccolo Giuseppe non è stato vittima solo di un disgraziato branco di cani, è stato vittima anche dei nostri vizi siciliani, della superficialità dei soliti, della nostra pseudo-cultura legata al fatalismo, dei limiti della politica fatta da gente che vuol fare solo carriera. Allo stesso modo ieri il piccolo Giuseppe ha perso la vita per responsabilità oggettive, chiare, che vanno messe in luce e giudicate dalla giustizia umana. Vanno individuate e punite.Viviamo ancora in un territorio, al di là delle generiche affermazioni di civiltà, dove lo Stato appare e scompare a caso, dove lo Stato a volte non si sa bene che compito svolga, dove i cittadini sono lasciati soli di fronte ad ogni tipo di possibile tragedia.
Non dimenticheremo mai questa piccola vittima.
Nella nostra memoria Giuseppe rimarrà sempre presente.
Rispetto al dramma della sua famiglia siamo senza parole.
Sappiamo solo che tutto ciò poteva essere evitato.



Il Responsabile Provinciale
Biagio Battaglia


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lunedì 16 marzo 2009

“9 MAGGIO 1978 – NIENTE FU PIU’ COME PRIMA”


In occasione dello spettacolo “9 Maggio 1978 – Niente fu più come prima – Ballata per voci ed immagini a trent’anni dagli omicidi di Peppino Impastato e Aldo Moro”, che andrà in scena il 18 e il 19 Marzo nell’ambito della Stagione 2009 del Teatro Garibaldi di Modica, l’Amministrazione Comunale e la Direzione Artistica del Teatro Garibaldi hanno voluto ancora una volta organizzare una conversazione pomeridiana per approfondire insieme al pubblico la tematica dello spettacolo.
La Conversazione, a cui è stato dato il titolo “La notte buia dello Stato italiano”, si terrà
giovedì 19 marzo 2009 alle ore 18.00 nella platea del Teatro Garibaldi.
Interverranno:
- Giovanni Impastato, fratello di Peppino Impastato
- Alfio Scuderi, regista di “9 Maggio 1978”
- Paolo Briguglia e Andrea Tidona, attori (interpreti di Giovanni Impastato e Stefano Venuti nel film “I cento Passi” di Marco Tullio Giordana).

L’incontro è stato pensato fuori dai canoni di una consueta conferenza: sarà, appunto, una conversazione, del tutto aperta, con la volontà di trasformarla in un’occasione di dibattito aperto sull’antimafia, sulla libertà di informazione, sul ruolo della letteratura, del teatro e del cinema nell’analisi e nel racconto dei fatti del 9 maggio 1978. Per questo non ci saranno barriere tra i relatori e il pubblico e il discorso si dovrà sviluppare liberamente tra tutti coloro che interverranno.
L’evento è stato pensato prestando il massimo coinvolgimento alle associazioni antimafia e ai giovani della città, che hanno sempre mostrato grande sensibilità e grande attenzione all’argomento.
Dato che proprio ai giovani è rivolto il più caloroso invito a partecipare all’evento e ad assistere allo spettacolo, agli studenti sarà riservato lo sconto del 50% sul prezzo dei biglietti.


18 e 19 marzo 2009 ore 21.00
9 MAGGIO 1978
Niente fu più come prima
Ballata per voci ed immagini a trent’anni dagli omicidi
di Peppino Impastato e Aldo Moro
Un progetto di Alfio Scuderi
Con Paolo Briguglia
Musiche arrangiate ed eseguite dal vivo da SUN

Si dice che ogni americano sappia cosa faceva e dov’era quando ha saputo dell’assassinio di John Kennedy. Io so dov’ero e cosa facevo quando hanno rapito Aldo Moro.
È dai ricordi di quei giorni che parte il nostro racconto, un percorso fatto d’immagini e suggestioni, di musica e parole, di emozioni e di memorie. Da quel 16 marzo, giorno del rapimento dell’onorevole Moro, al 9 maggio 1978, giorno in cui, quasi contemporaneamente, si consumano gli omicidi di Peppino Impastato e dello stesso Aldo Moro.
Il teatro lascia così il posto ai ricordi, agli stati d’animo di quei giorni, di gente comune, di intellettuali, di militanti, di politici. Non raccontiamo in scena la storia (nota) di questi due personaggi, così diversi, eppure così fatalmente vicini, ma ripercorriamo la storia attraverso il ricordo della gente, la reazione di alcuni giovani contestatari, nell’apprendere dalla radio la notizia del sequestro, una reazione prima di esultanza, quasi liberazione, poi di confusione, preoccupazione, incomprensione.
Il ricordo dei compagni di Peppino dopo il ritrovamento del cadavere dilaniato. Il ricordo del macchinista che guidava il treno, quel treno che nel suo cammino incontra la linea ferrata divelta, divelta da un’esplosione.
Il sobbalzo che il paese tutto ha vissuto, guardando le immagini del corpo in quella Renault 4 rossa. Immagine che diventerà tristemente un’icona di quegli anni terribili, simbolo di quella notte. Un sobbalzo, come quello avvertito dal piccolo treno, formato dal solo locomotore, che collega Palermo ad Alcamo, partito da Palermo alle ore 0:26 (con 21 minuti di ritardo) quel 9 maggio.
È un momento drammatico per l’Italia tutta, una fase politica delicata, travolta da due barbari omicidi. Uno apparentemente più eclatante, di stato, quello dell’onorevole Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, e dall’altro lato del paese, quasi a chiudere il cerchio di uno stato devastato dal conflitto sociale e politico, segnato da contraddizioni e incertezze, Peppino Impastato, un giovane militante siciliano che aveva deciso di cambiare la storia del suo piccolo paese in provincia di Palermo. Ed è così che scorre il nostro ricordo, attraverso le parole di Leonardo Sciascia, intellettuale e coscienza critica dell’Italia in quegli anni. Attraverso il ricordo emozionale, diretto, del sequestro, del brigatista Mario Moretti. Attraverso l’ultima lettera che Aldo Moro scrive alla moglie Noretta, vero e proprio testamento spirituale. Attraverso le parole concitate di Peppino Impastato dalla sua Radio Aut. Attraverso quei “cento passi” che separano la casa di Peppino da quella di don Tano (“Tano seduto”, come lo chiama lui nelle sue provocazioni radiofoniche). Ed è proprio Tano Badalamenti, don Tano, a segnare storicamente un incredibile collegamento tra i due omicidi, è ancora una volta la mafia a scandire il tempo del nostro paese ed a segnarne la storia.
Sullo sfondo delle vicende note, delle immagini televisive, delle rivendicazioni delle BR, la mafia si riunisce, valuta, decide le sorti degli uomini, le sorti dello Stato, ancora una volta, decidendo di non intervenire in favore di Moro.
9 maggio 1978, niente fu più come prima, un giorno infausto per la storia del nostro Paese.
È la notte buia dello Stato italiano.

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mercoledì 11 marzo 2009

La città informata: intervista collettiva al Sindaco


Diamo notizia di un’importante iniziativa che si sta per avviare a Modica.
Il Sindaco e l’amministrazione comunale intendono promuovere una serie di incontri bimestrali con la città al fine di illustrare, commentare, confrontarsi e riflettere sui temi di carattere amministrativo di particolare interesse ed attualità.

La formula scelta è quella dell’intervista che giornalisti accreditati rivolgeranno al Sindaco e, suo tramite, agli Assessori.
Il pubblico presente al dibattito avrà un ruolo di testimone attivo, atteso che potrà, poi, inviare domande, via e-mail, al Sindaco e agli Assessori.
Si riconosce, pertanto, la centralità del ruolo della stampa, strumento insostituibile e indispensabile per il consolidamento di una democrazia che si fonda sulla partecipazione.
La politica ha bisogno di una stampa critica, libera e autonoma, condizioni necessarie per garantire la crescita civile e collettiva.
Il primo di questi incontri si terrà venerdì 13 marzo alle ore 19.00 presso l’auditorium del Palazzo della Cultura.
Invitiamo tutti i nostri lettori a partecipare a questo importante momento di informazione che avvicinerà ulteriormente la città alla “casa comune” di tutti i cittadini.

Fonte: www.unanuovaprospettiva.it

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giovedì 5 marzo 2009

Quando lotta vuol dire carcere. Intervista a Silvia Barladini


Molti di voi la conosceranno per una canzone di Guccini, “Canzone per Silvia”. “ L' America è una statua che ti accoglie e simboleggia, bianca e pura, la libertà, e dall' alto fiera abbraccia tutta quanta la nazione, per Silvia questa statua simboleggia solamente la prigione perchè di questa piccola italiana ora l' America ha paura”. La Silvia del cantautore è Silvia Baraldini, il simbolo di un impegno estremo, di un egoismo schiacciato. Una storia, quella della Baraldini, cruda e rara che lei stessa ci racconta.
Lei ha passato molti anni in carcere, ma non tutti sanno la sua storia. La può raccontare?
Sono emigrata negli Stati Uniti perché sono emigrati i miei genitori e molto giovane sono rimasta coinvolta sia nel movimento contro la guerra che per quello dei diritti degli afroamericani. Attraverso quel coinvolgimento una ventina di anni dopo mi sono occupata della situazione dei detenuti politici afroamericani all’interno degli Stati Uniti. In quel contesto è stata decisa la liberazione di una donna, Assata Shakur, che era un importante leader del loro movimento e avevano bisogno anche dell’aiuto di persone bianche. Mi hanno chiesto l’aiuto e io sono tra quelle persone che hanno detto di si. Per questo sono stata arrestata e sono stata accusata non solo della liberazione, ma anche di associazione con varie organizzazioni rivoluzionarie del movimento afroamericano e sono stata condannata a 40 anni.
In Italia c’è stata una forte mobilitazione o no?
Moltissima. C’è stato il coinvolgimento delle persone in Italia, e non solo politiche, che si sono appassionate alla mia storia per vari motivi: perché ero una donna, perché ero in un paese straniero, perché le condizioni in prigione erano veramente dure. Perciò molte persone hanno partecipato per ragioni differenti e secondo me questo ha fatto la differenza.
Partecipazione che è dimostrata anche da una canzone di Francesco Guccini, cosa ha provato?
La canzone di Guccini l’ho ascoltato solo una volta ritornata in Italia, però molte persone mi scrivevano e mi dicevano della canzone e mi scrivevano pezzi di essa. Conoscevo le parole ma non la musica. Quando ho ascoltato finalmente la canzone mi ha impressionato perché era una bella canzone. Oltre all’importanza che poteva avere per me mi è piaciuta proprio la canzone e questo mi ha colpito.
Come esprime oggi l’impegno politico?
Lo esprimo a piccoli passi. Lavoro con l’ARCI, che si occupa non solo di cultura ma anche dei migranti, di pace e guerra, di legalità, di lotta contro la mafia. Penso oggi sia importante soprattutto la lotta contro la violenza alle donne.

Giorgio Ruta


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Mensile "Il clandestino", ecco dove trovarlo


Il mensile "Il clandestino - con permesso di soggiorno -" è in circolazione. A seguire i punti vendita in cui potete trovarlo. Per qualsiasi inforamazione e per ricevere copie del mensile contattateci al nostro indirizzo e-mail: ilclandestino1@gmail.com

MODICA
Libreria Mondadori, C.so Umberto I
Caffè Letterario Hemingway, C.so Umberto I
La Bottega Solidale, C.so Umberto I
Camera del Lavoro, Via Nazionale
Dolceria Scivoletto, Via Nazionale
Edicola Sammito, C.so Principessa Maria del Belgio
Uomo Club, C.so Principessa Maria del Belgio
Edicolè, Via S. Cuore
Bar Fucsia, S.s. 115
Bronze, Piazza Matteotti
Caffè Consorzio, Via S. Giuliano
N’ti Viciè Pub, Piazza Gianforma (Frigintini)
Caffè Macchiato, Piazza Monumento
Mercatissimo, C.so Tenente Nino Barone
Mercatissimo, Viale Medaglie D’oro
Barycentro, C.so Umberto I

POZZALLO
Bottega solidale

Potete pure trovarlo in locali di Vittoria, Ragusa e Scicli. Vi daremo presto più precise indicazioni.



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mercoledì 4 marzo 2009

Proposta:la parola “potere” al posto della parola “mafia”


Basta un colpo di spugna, voltarsi dall'altro lato o, semplicemente, dimenticare: così sarà possibile ignorare anche il più terribile degli eventi, il più doloroso dei massacri. Il 19 luglio 1992, a Palermo in via D'Amelio, la mafia impose il suo silenzio a Paolo Borsellino; da una foto scattata poco dopo la strage, appare un uomo in abiti civili che porta via con sé una borsa, chiaramente del giudice siciliano. Dentro quella borsa vi era l'agenda rossa che Borsellino teneva sempre con sé: pare che lì dentro erano contenuti segreti scomodi, scoperte rilevanti sul mondo si Cosa nostra. Quell'uomo è l'allora capitano dei carabinieri Giovanni Arcangioli, che dopo 17 anni di onorato servizio oggi può vantare di essere diventato colonnello, e che ha sempre negato di aver preso l'agenda rossa sostenendo di aver restituito la borsa poco dopo l'accaduto. Non si capisce perché, allora, l'agenda non sia mai stata ritrovata. Ad ogni modo, la Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di indagare ancora su Arcangioli, archiviando il caso. Per sempre. L'agenda non c'è, volatilizzata, scomparsa, sparita: lo sgomento rimane, assieme a 17 anni di battaglie e ricorsi che si perdono nel vuoto della memoria, nella viltà dell'oblio. Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, è costernato: “La giustizia è morta” ha affermato, e come non dargli ragione. Non è morta solo la giustizia: è morta la politica, il senso civico, la responsabilità individuale e collettiva. È morta la speranza di guardare il futuro o di capire il passato: non una notizia nei tg, non un articolo nei giornali, né un commento di un politico di turno ( a parte Di Pietro): dov'è il Pd? Dove sta quella specie di specchio del Pdl chiamato Partito Democratico? Ma soprattutto, dove sono i giornalisti, i critici, i venerabili maestri, i vari Sgarbi dei giorni nostri? Borsellino è stato ucciso quasi 17 anni fa, come Falcone, come tanti altri, morti da soli, abbandonati dallo stato(con la s minuscola), dalle istituzioni, dai colleghi di lavoro.
Ci ostiniamo a chiamarla mafia: per umana esigenza abbiamo bisogno di dare un nome a tutto; una volta molti si affaticavano a dire che la mafia non esistesse. Poi hanno capito il gioco: si, la mafia esiste, combattiamola! Ecco che è diventata “Cosa nostra”, un semplice titolo di giornale, inchiostro su pagine vergini, fiato sprecato, fenomeno astratto ma “radicato nel territorio”, per colpa della quale il Mezzogiorno è rimasto indietro rispetto all'Italia, all'Europa, al mondo.
La mafia sarebbe qualcosa di inimmaginabile, invisibile, cattivo: da fiction, insomma! Ma non possiamo sostituire la parola mafia con la parola potere? Eppure, se si riuscisse a compiere questo cambio di concezione, forse, tutto apparirebbe più chiaro. Continuando a chiamarla mafia, siamo ancora più distanti dalla realtà di quanto non riusciamo ad immaginare. Eppure non ci vuole tanta immaginazione. Vogliamo veramente far finta che la politica non c'entri? Continuiamo, allora! Vogliamo ignorare che Dell'Utri, il fondatore di Forza Italia, abbia avuto contatti con esponenti mafiosi? Prego! Una cosa è certa: la mafia non la combattono le politiche di palazzo o le chiacchierate nei salotti televisivi. Il silenzio è mafioso, l'indifferenza e l'ignoranza è linfa vitale.
Quell'agenda rossa non è stata mai trovata, casualmente: magari sarà nascosta chissà dove o, prudentemente, sarà stata distrutta, bruciata. Se è vero che tramite quelle pagine scritte da una mano coraggiosa mezzo sistema poteva saltare in aria, tanto vale consolarci con le parole di un altro grande uomo ucciso in una lotta impari contro lo Stato, Giacomo Matteotti: “Potrete uccidere me ma non le mie idee”.

Rosario Di Raimondo

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martedì 3 marzo 2009

Fallimento, morale


Avanti! Si accendano le luci,
e quindi!
Signori! Avanti, fatevi sotto!
Città, patrimonio dell’UNESCU
in vendita!

Avanti, signori, avanti!
Oh! Non abbiate paura di offenderci
con offerte irrisorie!
Città di destra con sindaco
di sinistra(?),
in vendita!
Avanti! Signori e signore vengano,
si accomodino, non abbiano paura!
Oh! Città solare in tempi grigi,
in vendita!
Signori! Non ve ne andate, non ve ne andate!
E’ lei miei cari! E’ lei!
E’ la città delle cento croci,
la città dal grezzo zuccherino,
la città dalle bianche notti stellate!
Avanti! Miei cari signori!
E’ in vendita! Compratela, e
diventerete celebri
con pochi denari.
Comprate la città dalla Modica morale
e col serbatoio sempre pieno!
Signori, signore, pensate:
l’occasione, è favorevolissima.
E’ l’ora! E’ il momento,
dopo anni di fumo negli occhi,
è indi giunto,
è indi arrivato,
dopo tanta attesa, eccolo!
E’ lui!
E’ il fallimento!

Tuscia

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