giovedì 22 gennaio 2009

Zitti tutti. Parla solo Ciancio!


Mario Ciancio Sanfilippo. Un nome che non si sente spesso. Un silenzio che sa di potere quello che cela il nome di uno dei più potenti uomini della Sicilia. Infatti, Ciancio non è un personaggio qualunque, è il padrone dell’informazione in Sicilia.
Nasce a Catania, il 29 maggio del lontano 1932, è nipote del fondatore del quotidiano La Sicilia Domenico Sanfilippo, laureato in giurisprudenza nel 1955. La sua storia è una di quelle storie che parlano di interessi poco trasparenti, una storia fatta di silenzio e potere. Un potere non ostentato, un potere reale. Si potrebbe definire il Berlusconi del Sud, Mario Ciancio, a lui fanno capo il quotidiano La Sicilia, le emittenti televisive Antenna Sicilia, Telecolor e Video 3; le emittenti radiofoniche Radio Sis, Radio Telecolor e Radio Video 3. Inoltre ha degli stretti legami con i canali tv catanesi Telejonica e Rete 8 e la messinese RTP; i quotidiani Giornale di Sicilia, Gazzetta del Sud e La Gazzetta del Mezzogiorno. Ha inoltre partecipazioni in Mtv, La7, Telecom, Tiscali e L'Espresso/Repubblica. Stampa e distribuisce in Sicilia e nella provincia di Reggio Calabria i quotidiani nazionali. Poi per finire è pure vicedirettore dell’agenzia ANSA. Un buon imprenditore verrebbe da dire. Ma con la sua attività editoriale tutto si può pensare tranne che favorisca un’informazione libera e trasparente in Sicilia. Possiamo portare qualche esempio.
Vi siete mai chiesti perché non escono le pagine locali de La Repubblica nella parte orientale della Sicilia? Perché c’è un accordo tra Ciancio ed il giornale fondato da Eugenio Scalfari, ovviamente per tutelare le vendite dei giornali locali nelle mani di Ciancio.
Qualcuno ha mai letto il nome di Nitto Santapaola, boss mafioso catanese, nelle pagine de La Sicilia? No, o forse soltanto per dare con dovuto risalto la notizia di una sua assoluzione. O per ricordarne la morte del padre. O forse qualcuno ha letto il suo nome per la lettera, inviata dal figlio di Nitto, pubblicata, a mo di editoriale, da La Sicilia per lamentarsi delle condizioni del carcere duro.
È fare un’informazione corretta nascondere il nome e tutte le iniziative di un uomo che quotidianamente lotta contro la mafia come Claudio Fava? Quest’ultimo, sia da giornalista che da politico, a più volte puntato l’attenzione sull’attività di Ciancio, a più volte denunciato gli strani episodi che avvengono tra le pagine de La Sicilia. E’ lo stesso Ciancio ad escluderlo in uno sprezzante commento affidato al Corriere della Sera: “Fava m’insulta e io continuerò a opprimere ogni informazione che lo riguarda”. Claudio Fava ha ricostruito episodi a volte grotteschi, come l'avvio della campagna per le elezioni provinciali del 2003 che vedeva proprio Fava come candidato presidente per il centrosinistra. "Al primo atto di quella campagna partecipò anche Francesco Rutelli. Il giorno dopo non c'era una riga su quell'evento, ma in compenso c'era una lunga intervista a Rutelli su tutti gli argomenti della politica italiana ed europea, tranne la ragione per cui era venuto a Catania: l'inizio della campagna elettorale del sottoscritto". Recentemente La Sicilia ha tagliato chirurgicamente Claudio Fava dalla foto della consegna del Premio Giuseppe Fava, padre di Claudio, ucciso dalla mafia.
Questo è il padrone dell’informazione in Sicilia. Sembra che Ciancio provi un fastidio simile a quello dei mafiosi che in un anniversario della morte di Giuseppe Fava volevano uccidere davanti la lapide del padre Claudio. Fa riflettere un articolo pubblicato qualche giorno fa da uno dei più importanti giornalisti siciliani, Riccardo Orioles, fondatore con Giuseppe Fava de I Siciliani, in cui si diceva che i migliori amici di Ciancio siamo noi. “Gli amici di Ciancio? Siamo noi. Facciamo ottimi siti, giornaletti e giornali, avremmo le forze per fare un'informazione non inferiore alla sua (specie ora che c'è internet), ma ci ostiniamo a restare ognuno per sé, senza osar fare il salto di qualità, il “tutti insieme” che ci consentirebbe di cambiare Catania da così a così”. Non penso si riferisse solo a Catania, non penso che nella nostra provincia, nella nostra città, non ci sia nessuno che ostacoli un informazione libera e indipendente. Anche da noi c’è bisogno di unità.

Giorgio Ruta

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