lunedì 16 febbraio 2009

Energia nucleare, l’Italia ci riflette


L’energia nucleare torna a far parte del dibattito politico nazionale. Il presidente del Consiglio inserisce l’energia nucleare tra le priorità, affermando inoltre, intervenendo all’assemblea costituente de La Destra di Storace, che in futuro non si possa fare a meno di tale tipo di energia, invece di cercare una maggiore valorizzazione ed utilizzo di altre fonti, magari rinnovabili. Dunque siamo dinanzi ad una vera e propria apertura portata avanti da Berlusconi nei confronti del nucleare. Infatti, ad avvalorare l’ipotesi di una possibile produzione nel nostro paese di tale energia, considerata tra l’altro ad alto rischio, vi sono le dichiarazioni di Berlusconi in occasione dell’inaugurazione del nuovo elettrodotto che collega la nostra rete elettrica a quella svizzera dove attestava che in futuro non si ha bisogno di altre fonti di energia se non quella nucleare. Questo è un tema particolare che viene giustamente considerato, da parte di un’intera generazione di ambientalisti e uomini di sinistra, di importanza cruciale. Infatti a tali affermazioni di Berlusconi, hanno fatto seguito vari interventi di vari esponenti politici come ad esempio Ermete Realacci, deputato del PD, che attacca l’ipotesi secondo cui il nucleare può risolvere il problema del costo dell’energia. Un altro importante nodo da non sottovalutare è in relazione al referendum del 1987 con cui gli italiani liberamente decisero l’uscita dal nucleare, e quindi il governo non potrebbe cambiare tale decisione, a cui si collega anche il protocollo di Kioto, sul quale il governo tra l’altro deve spiegare la sua inadempienza. Suddetto protocollo impone di risolvere il problema legato all’elevato costo dell’energia in un modo totalmente diverso da quanti ipotizzato da Berlusconi. Il governo invece di risolvere i reali problemi che colpiscono le famiglie, i lavoratori, e le imprese italiane si concentra piuttosto su una possibile creazione di centrali, considerando uno dei motivi principali della perdita di competitività delle nostre imprese, l’energia, senza tenere in considerazione che la maggior parte dei paesi occidentali hanno deciso di abbandonare tale tipo di energia perché considerata troppo costosa e rischiosa. Il ritorno al nucleare comporterebbe tuttavia, non solo una mancata risoluzione del problema degli elevati costi perché vi sono costi per costruire le centrali e per smaltire le scorie e costi anche dovuti al necessario interventi d’imprese esterne poiché l’Enel ha perso l’esperienza che aveva in materia, ma anche un’opposizione degli amministratori locali tenendo conto dell’alta impopolarità di simili decisioni. Secondo me si devono tenere in considerazione, trattando un tema così delicato e fondamentale, da un lato la possibilità che, il ricorso al nucleare, visti i costi, l’elevata impopolarità ed il non rispetto del protocollo di Kioto, sia fatto appositamente per qualcuno vicino al presidente del consiglio che ha interesse alla costruzione di centrali nucleari in Italia, e dall’altro lato le esperienze degli altri paesi, alcuni sempre avversi altri prima favorevoli ora avversi al nucleare, che si sono attrezzati per dipendere sempre in maniera minore da energie non rinnovabili, puntando soprattutto su nuove strategie connesse a fonti di energia rinnovabili. Probabilmente andrebbe presa come punto di riferimento la Germania, dove basando tutta la produzione d’energia su fonti rinnovabili non solo si sta rispettando l’ambiente ma si sta ricavando anche un’ aumento della produzione di energia, un aumento dell’occupazione ed una conseguente riduzione dei costi.


Federico Scirpa

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