giovedì 12 febbraio 2009

Cassa integrazione o morte? Scegliete


Lavoratori e lavoratrici, o ve ne state a casa oppure vi mandiamo la polizia. Potrebbe essere lo slogan dell'attuale governo; dietro lo scudo drammatico ed apocalittico della crisi si celano tante piccole grandi verità, tante responsabilità e tante azioni che con la crisi non c'entrano. Non del tutto, per lo meno. A Milano Silvano Genta, proprietario dell'industria metalmeccanica Innse, decide di punto in bianco di inviare un telegramma ai suoi dipendenti licenziandoli. Mutate strategie aziendali pare: i conti non sono in rosso, nessun debito, niente creditori alle calcagna.
Semplicemente Genta ha bisogno dei fabbricati e dei terreni, l'Expo di Milano incalza e figurarsi se si sta a perder tempo con cinquanta operai che da un giorno all'altro si ritrovano in cassa integrazione. Solo che gli operai, in cassa integrazione dal 25 agosto, non ci stanno e decidono di occupare le strutture: così qualche giorno fa, intorno alle cinque di mattina, la polizia carica la folla, composta anche da membri dei centri sociali, varcando i cancelli con camion e manganelli.
Non c'è solo la Fiat in crisi ma anche aziende che non ricevono miliardi dal governo. Solo che la Innse non era in crisi, ma il governo non c'è ugualmente neanche quando non deve sborsare soldi.
Spostiamoci un attimo e andiamo in Parlamento. Recentemente è stato approvato il decreto mille-proroghe che, già dal nome, non promette nulla di buono. Infatti.
Gli statisti e costituzionalisti della Lega hanno inserito, tra la baraonda di “se” e di “ma” che si profila nel testo, un emendamento di cui ovviamente non sentirete parlare nei tg o tra le righe della maggior parte dei quotidiani.
Se il decreto verrà approvato anche alla Camera, grazie ad i vari Calderoli&Co le aziende che hanno meno di 15 dipendenti potranno non fare eleggere tra gli stessi i rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza, per semplificare Rls.
Di cosa si occupano ( o si dovrebbero occupare) i Rls? Controllare che le norme di sicurezza siano rispettate sul posto di lavoro, sensibilizza i dipendenti ad avere le giuste precauzioni, denuncia (o dovrebbe denunciare) l'azienda in caso di irregolarità: diamine, tutti costi in più per un imprenditore!
Un altro emendamento eliminerà persino il responsabile della sicurezza territoriale mentre si è deciso anche di rimandare l'entrata in vigore delle norme a tutela dei portuali, particolarmente colpiti sul fronte infortuni (appunto, “milleproroghe”).
La domanda sorge spontanea: no, inutile chiedersi come il governo abbia potuto inserire nel decreto un emendamento simile, lasciamo perdere le domande retoriche.
La domanda è: i sindacati dove sono? Dov'è Epifani? Dov'è la Cisl, la Uil, la Fiom, l'Ugl e così via?
Forse anche questa domanda è retorica e me ne scuso. Quindi, visto che abbiamo voglia di concretezza e di numeri certi, è sicuramente meno retorico e più reale osservare il bilancio delle vittime sul lavoro dal primo gennaio 2009 ad oggi: 117 morti, 117.296 infortunati e 2932 invalidi. Caspita, questa crisi economica.

Rosario Di Raimondo

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