venerdì 5 giugno 2009

Acqua bene pubblico?


È ancora fresco nella memoria di tutti l’acceso dibattito che si sviluppò nella Provincia di Ragusa sul tema acqua: pubblica o privatizzata?. I cittadini fecero sentire la propria voce scendendo nelle piazze della Provincia. Si creò un grande movimento per sostenere una “battaglia di civiltà”, come venne chiamata, per mantenere l’acqua pubblica. Si misere in gioco la Cgil, vari movimenti come quello della Rete per i diritti dei cittadini, i Cittadini invisibili, qualche partito, la Chiesa e gli studenti che mobilitarono le scuole della provincia sensibilizzando sul tema.

Il movimento vinse, nel 2007, la battaglia. Dopo vari tentennamenti i comuni del ragusano diedero lo stop al processo di privatizzazione dell’acqua. Un grande successo per il “popolo dell’acqua”.
Ma forse la questione si potrebbe riaprire. Infatti, come riportato dal “Giornale di Ragusa, la corte di Giustizia Europea a cui il Tar di Catania si è rivolta il 22 aprile 2008 dopo il ricorso dell’Acoset, sarebbe pronta ad emettere la sentenza. L’Acoset era l’unica società in gara per l’affidamento del servizio idrico tramite una società mista con prevalenza pubblica, dopo l’esclusione della Saccecav e il ritiro dell’Acqualia.
La sentenza potrebbe riaprire il dibattito. Ma al di là della decisione della corte di Giustizia Europea le questioni per il no ad una società mista permangono.
Non è accettabile privatizzare un bene primario, indispensabile come l’acqua. L’ora blu fa gola a molti. Ma al di là della non condivisione della mercificazione dell’acqua in quanto bene primario, che molti potrebbero ritenere, a torto, una posizione dettata da motivazioni ideologiche e poco concrete, le questioni da vagliare sono numerose ed estremamente delicate.
I casi di privatizzazione dell’acqua si sono dimostrati deludenti, volendo usare un eufemismo. I prezzi si sono alzati in maniera rilevante a fronte di un servizio che non ha visto nessun miglioramento se non qualche passo indietro a cause delle logiche di mercato che, giustamente,spingono le società private se pur con la partecipazione pubblica, a mettersi in gioco.
Inoltre, da noi l’attenzione deve essere doppia viste le possibilità, confermate dall’interesse della Commissione Antimafia, di infiltrazione della criminalità organizzata.
Si spera di non tornare indietro perché la gente della provincia di Ragusa ha dimostrato la volontà di difendere l’acqua pubblica. E lo farà ancora.

Giorgio Ruta


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