martedì 9 febbraio 2010

Padre Carlo: arrestato dopo anni di lotta per i diritti degli immigrati


Non è una chiesa come le altre. Non è un semplice luogo di culto. Nella Chiesa di Bosco Minniti a Siracusa, da molti anni, tutti possono trovare rifugio; gli extracomunitari, scappati per mille ragioni diverse dai loro paesi, ci abitano, la vivono, la animano condividendo le difficoltà quotidiane con la solidarietà vera di chi lotta per una società senza diseguaglianze. Se ci entrate all’ora dei pasti, resterete disorientati. È la mensa di tutti i popoli. Al posto dell’altare una tavolata immensa dove almeno cento immigrati di ogni nazionalità si trovano riuniti a mangiare. Alle pareti vedrete simboli e icone di diverse religioni non cristiane. Ci sono centinaia di uomini venuti sperando in un futuro diverso. In questa chiesa sono stati accolti anche alcune decine di immigrati scappati da Rosarno e presto ci saranno, come ogni anno, quelli che arrivano per la raccolta stagionale nei campi tra Cassibile e Pachino.
Ma tutto questo a chi ci governa dà fastidio.

In un momento in cui si tenta in tutti i modi di rendere la vita sempre più impossibile agli immigrati, intimandoli o rispedendoli nei rispettivi paesi, si compie l’ennesimo attacco politico, l’ennesimo tentativo di stroncare esperienze di accoglienza e di integrazione di immigrati. Padre Carlo D’Antoni è oggi agli arresti domiciliari insieme ad altri 8 indagati (Antonino De Carlo, un collaboratore del sacerdote, l’avvocato Aldo Valtimora e 6 immigrati), accusati di gestire il rilascio di permessi di soggiorno falsi. Il reato ipotizzato dal Gip del Tribunale di Catania é associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'illecita permanenza di stranieri nel territorio dello stato italiano. A ciò si aggiungono le accuse di riduzione in schiavitù e di falso ideologico in atto pubblico e false dichiarazioni a Pubblico Ufficiale per aver inventato storie travagliate e commoventi di immigrati al fine di ottenere titoli di soggiorno per motivi umanitari o di protezione temporanea.

Ma se è vero che molti extracomunitari finiscono nelle maglie del mercato illegale delle regolarizzazioni e se è vero che un traffico di clandestini tra Siracusa e la Campania esiste, gli immigrati di Bosco Minniti dicono che l’attacco a padre Carlo è infondato, che lui non ha nulla a che vedere col racket dei documenti falsi, che non ha mai commesso i reati a lui imputati. Tutti questi immigrati dicono che l’esperienza di Bosco Minniti deve continuare perchè si tratta di una chiesa senza frontiere, aperta a tutti, un luogo in cui si lotta per il diritto a una vita dignitosa.

Sonia Giardina (“U Cuntu”)



1 commento:

Rebecca Michaelson ha detto...

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