domenica 21 febbraio 2010

La singolare storia di un quotidiano introvabile nelle edicole


Pubblichiamo questo articolo di Antonio Di Raimondo apparso sul corrierediragusa.it sul Clandestino dei Minardo. Buona lettura!


MODICA - 20/02/2010

Al giornale, riconducibile ad una società vicina ad un noto petroliere modicano, sarebbero andati circa 2 milioni di euro, soldi dei contribuenti, che non possono neanche comprarlo in edicola!


Quando un giornale, pur vendendo poco o nulla e risultando addirittura introvabile in edicola, perché non ci arriva affatto, gode di contributi pubblici in maniera a dir poco discutibile. E’ la singolare storia del «quotidiano» (quando esce) «Il Clandestino», nato appnea tre mesi fa, il 24 novembre 2009. «Italiani brava gente», verrebbe da affermare con un sorriso amaro, perché ad andarci di mezzo, anche in questo caso, sono i contribuenti.

«Il Clandestino» vivrebbe, difatti, con i contributi pubblici, piuttosto sostanziosi, di almeno due milioni di euro, che sarebbero potuti essere destinati a ben più meritevoli cause. Ma si sa, quando c’è da spartire denaro pubblico, i partiti trovano sempre un accordo vantaggioso per tutti. Con il decreto «Milleproroghe», difatti, sono stati salvati i fondi pubblici da destinare ai giornali. E così, il neonato «Il Clandestino» è stato salvato da morte (editoriale) certa, grazie anche all’acquisizione, da parte dell’editore, della cooperativa «Campanile nuovo» di Mastella.

Ma non tutto risulta essere chiaro. Per avere diritto ai fondi pubblici, il giornale avrebbe dovuto continuare ad appartenere ad una cooperativa. Invece pare proprio che i giornalisti non ne facciano affatto parte, di questa «cooperativa», e che il giornale continui ad essere edito da «Datamedia», una società vicina alla famiglia di un noto petroliere modicano.

Ma soprattutto, com’è possibile finanziare un giornale che stampa poche centinaia di copie, quasi tutte destinate solo a fini promozionali? Giova difatti da ribadire che il giornale non si trova in edicola non perché vada esaurito in poche ore, quanto piuttosto perché nelle edicole, questo «Il Clandestino», non ci arriva affatto, non essendo distribuito in maniera adeguata e non stampando un numero di copie sufficiente. Eppure questo «Il Clandestino», che nel frattempo ha cambiato due direttori in tre mesi, tra cui Pierluigi Diaco (già volto giornalistico di Sky Tg 24 e della televisione satellitare di Rtl 102.5) continua ad essere finanziato con i soldi dei contribuenti.

«Il Clandestino», progetto editoriale del sondaggista Luigi Crespi (quello del contratto di Silvio Berlusconi con gli italiani), nasce da una costola del sito internet «Il Clandestino web», quando lo stesso Crespi decide di fare il salto dalla rete al cartaceo, promettendo non solo opinioni, ma notizie vere a colpi di sondaggi. Dal pomposo lancio dello scorso 24 novembre a colpi di spot, e non solo, sulle reti televisive del petroliere modicano, più nulla. Il giornale cartaceo risulta «Clandestino» di nome e di fatto, nonostante i lauti finanziamenti pubblici. Questa è l’Italia. L’Italia delle mille verità e dei politici dalle troppe facce, di pirandelliana memoria. «Italiani brava gente».



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