lunedì 9 novembre 2009

Omissione di soccorso come politica di contrasto all’immigrazione clandestina


Palermo 9.11.2009 - Nel giorno della visita del ministro Maroni in Libia ancora un episodio di omissione di soccorso nelle acque del Canale di Sicilia. Come riferisce l’agenzia APCOM “due barconi con un centinaio di migranti a bordo hanno lanciato la notte scorsa un sos mentre si trovavano nel Canale di Sicilia. I barconi, secondo quanto riferisce il portavoce delle Forze armate maltesi, il maggiore Ivan Consiglio, sono ancora in acque di competenza libica e non risultano essere entrati ancora in quelle di competenza dell’autorità dell’Isola dei Cavalieri. Le autorità italiane sono state allertate e monitorano la situazione”.
Secondo il GR 1 di oggi, lunedì mattina, le autorità italiane non stanno
intervenendo perché le imbarcazioni si troverebbero in acque di competenza
maltese, anche se le Convenzioni internazionali imporrebbero comunque a
qualunque stato rivierasco ne abbia notizia un intervento immediato per salvare
vite umane in pericolo. Probabilmente le autorità italiane stanno “monitorando”
la situazione per consentire alle motovedette regalate ai libici di raggiungere
prima i barconi carichi di migranti. Infatti, sia i maltesi che il governo
italiano sono in attesa che le motovedette libiche riescano a bloccare la
navigazione delle imbarcazioni cariche di migranti e li riconducano verso i
porti di partenza.
Per raggiungere questo risultato, magari proprio nel giorno
della visita di Maroni in Libia, le autorità politiche e militari coinvolte in
questa vicenda si stanno macchiando di un reato gravissimo, a terra, ed ancora
di più a mare: l’omissione di soccorso. Le condizioni del mare stanno infatti
peggiorando ed è fondato ritenere che con il passare delle ore, nella stagione
fredda e con il mare in burrasca, queste scelte politiche e militari
produrranno altra morte. Esattamente come si è verificato ad agosto nel caso
del gommone carico di eritrei abbandonato per giorni in mare al punto di
negarne l’esistenza , ed ancora poche settimane fa con il peschereccio carico
di somali e di eritrei che alla fine è stato fatto entrare nelle acque
italiane, con un morto a bordo e numerose altre persone in fin di vita.

Appare
evidente come ormai le autorità italiane e maltesi non si “sporchino” più le
mani con i respingimenti collettivi, per i quali sono aperti procedimenti
penali davanti ai tribunali italiani ed procedimenti dinnanzi alla Corte
Europea dei diritti dell’Uomo, ma preferiscano delegare al mare, o ai libici,
il compito di arrestare la fuga dei migranti verso l’Europa. Anche nel caso
dell’eventuale riconduzione in un porto libico la sorte di queste persone
appare segnata, perché, come si è verificato negli ultimi tempi in casi
analoghi, si tratterà di migranti che non appena sbarcati in Libia saranno
rinchiusi per mesi nei centri di detenzione ancora vittime di abusi di ogni
genere. Abusi la cui responsabilità incombe direttamente su quei governi
europei che hanno concluso accordi con la Libia, ed adesso anche sulla
Commissione Europea e sul Consiglio dell’Unione Europeo che vorrebbero
intensificare i rapporti di collaborazione tra l’agenzia per il controllo delle
frontiere esterne (FRONTEX) ed il governo libico.

L’Asgi, sezione siciliana,
auspica che i parlamentari europei sappiano bloccare questa politica di
collaborazione dell’Unione Europea con i regimi dittatoriali dei paesi della
sponda sud del mediterraneo, una politica che per contrastare l’immigrazione
irregolare cancella i diritti fondamentali della persona umana, a partire dal
diritto di asilo. Una politica che agevola oggettivamente le mafie che a parole
tutti dichiarano di combattere. Attendiamo anche che finalmente la magistratura
italiana e la Corte Europea dei diritti dell’uomo condannino le pratiche
congiunte dell’omissione di soccorso e dei respingimenti collettivi.

L’Asgi
siciliana lancia un appello a tutte le associazioni antirazziste ad una
mobilitazione immediata per fare conoscere la disumanità di queste nuove prassi
di cooperazione di polizia tra l’Italia, la Libia e Malta, una cooperazione che
passa attraverso la sistematica omissione di soccorso nei confronti dei
naufraghi che avrebbero diritto di essere condotti verso un porto sicuro, e che
invece vengono abbandonati in mare, magari per essere riconsegnati ai loro
aguzzini libici. Ancora una volta, sempre di più, il silenzio costituisce una
forma gravissima di complicità con gli abusi e con le violazioni reiterate del
diritto internazionale del mare e del diritto di asilo. Per questo chiunque
tace oggi su quanto sta accadendo nelle acque del Canale di Sicilia, sarà
responsabile della sorte di quei disperati che in queste ore sono abbandonati
nel mare in burrasca.
Fulvio Vassallo Paleologo – Asgi sezione Sicilia

Nessun commento: