domenica 28 giugno 2009

Nuovo numero del mensile "Il clandestino". Ecco dove trovarlo!



A seguire i punti vendita in cui potete trovarlo. Per qualsiasi informazione e per ricevere copie del mensile contattateci al nostro indirizzo e-mail.



MODICA
Libreria Mondadori, C.so Umberto I
Caffè Letterario Hemingway, C.so Umberto I
Bar Fucsia, S.s. 115
Caffè Consorzio, Via S. Giuliano
Tabacchino la Pineta
Caffè Adamo, Via Marchesa Tedeschi
Caffè Macchiato, Piazza Monumento
Bar I Portici
Edicola Piazza Monumento
Edicola Aurnia, C.so Umberto I
La Bottega Solidale, C.so Umberto I
Camera del Lavoro, Via Nazionale
Edicola Sammito, C.so Principessa Maria del Belgio
Uomo Club, C.so Principessa Maria del Belgio
Barycentro, C.so Umberto I
Istituto magistrale, C.so Umberto I
N’ti Viciè Pub, Piazza Gianforma (Frigintini)
Liceo Scientifico
Mercatissimo, C.so Tenente Nino Barone
Tabacchino Plaza, centro commerciale
Edicola, quartiere Dente
Dolceria Elisir, Via Sacro Cuore
Dolceria Scivoletto, Via Nazionale
Bronze, Piazza Matteotti
Sound check Music, Via Nazionale
Liceo Artistico
Università

POZZALLO
Bottega solidale

VITTORIA
Bottegotto Solidale, via R.Settimo angolo via Cavour
Camera del Lavoro-Cgil, via Bixio 60.

RAGUSA
Libreria Mondadori, Via Roma
Edicola, via Roma
A Putia Siculamente, Via Carducci

NOTO
Edicola Giacchino Corso Vittorio Emanuele 97
Pasticceria Costanzo Via Silvio Spaventa, 7/9




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lunedì 22 giugno 2009

Rifiuti in Sicilia. Le prospettive di un affare da cinque miliardi di euro



di Carlo Ruta

Con l’avvio delle nuove gare per gli inceneritori, viene rilanciato un affare di proporzioni enormi, destinato a influire notevolmente sugli assetti del potere siciliano nei prossimi decenni. Le concertazioni fra Palermo e Roma. Il quadro degli interessi in causa.

L’accelerazione impressa dalle sedi regionali nella partita dei rifiuti è sintomatica. È arrivata per certi versi imprevista, dopo anni di gioco apparentemente fermo, a seguito della decisione assunta nel 2006 dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea di annullare le aggiudicazioni dei quattro mega inceneritori, avvenute nel 2003. Si è cercato di prendere tempo, per rimettere ordine nell’affare, che ha visto in campo cordate economiche di spessore, eterogenee ma bene amalgamate. Si è interloquito con le società interessate per concordare il rimborso dei danni, stabiliti in ultimo nella cifra, iperbolica, di 200 milioni di euro. Adesso è arrivato l’annuncio delle nuove gare, mosse paradossalmente dagli alti burocrati che hanno organizzato le precedenti: dai medesimi quindi che sono stati censurati dalla UE per le irregolarità rilevate nella vicenda. Come è nelle consuetudini, esistono ipoteche, parole date, assetti da cui non è agevole prescindere. Si registra comunque un aggiornamento, non da poco: gli inceneritori da realizzare saranno tre, a Bellolampo, Augusta e Campofranco. Si è deciso quindi di rinunciare al quarto, che sarebbe dovuto sorgere a Paternò, in area etnea. Le responsabilità sono state fatte ricadere sulla compagine aggiudicataria Sicil Power, che secondo l’avvocato Felice Crosta, presidente dell’Arra, avrebbe indugiato troppo dinanzi alle richieste della parte pubblica. In realtà tutto lascia ritenere che si sia trattato di un primo rendiconto, nell’intimo della maggioranza e delle aree economiche di riferimento, mentre si opera per disincentivare la protesta che ha percorso l’isola dagli inizi del decennio.

Si è fatto il possibile, evidentemente, per rispettare i termini imposti dalla Ue, perché non si perdessero i contributi, per diverse centinaia di milioni di euro, che la medesima ha destinato al piano rifiuti dell’isola. In quanto sta avvenendo si scorge nondimeno un ulteriore tempismo, che richiede una definizione. Tutto riparte dopo l’anno zero dell’emergenza di Napoli, a margine quindi di una rivolta sedata, ma probabilmente solo differita, che ha permesso di saggiare comunque un preciso modello di democrazia autoritaria, sostenuto da leggi ad hoc e da un particolare piglio sul terreno, tipicamente militare. Tutto riparte altresì quando l’allarme rifiuti è già al rosso non solo in Sicilia ma in numerose aree della penisola: quando s’impone quindi una risposta conclusiva, a livello generale, che, come nel caso di Napoli, si possa spendere dalla prospettiva del consenso. In tali sequenze si possono ravvisare allora delle logiche, che comunque vanno poste in relazione con alcuni dati di fatto, ma soprattutto con una serie di numeri.

In Italia funzionano 52 inceneritori, che trattano ogni anno circa 4 milioni di tonnellate di rifiuti: il 15 per cento di quelli complessivi. In Sicilia ne sorgeranno appunto tre, che, come previsto nei bandi di gara del 2003 e in quelli odierni, fatto salvo ovviamente l’impianto di Paternò, cui si è rinunciato, saranno capaci di trattare 1,86 milioni di tonnellate di rifiuti, pari quindi a quasi la metà di quelli che vengono inceneriti lungo tutta la penisola. In particolare: l’impianto di Bellolampo avrà una capacità di lavorazione di 780 mila tonnellate di rifiuti annui; quello di Campofranco, di 680 mila; quello di Augusta, di 400 mila. Si tratta di numeri significativi. I tre inceneritori siciliani risulteranno infatti fra i più grandi dell’intera Europa, insieme con quello di Brescia, che tratta 750 mila tonnellate di rifiuti, e con quello di Rotterdam, che ne lavora 700 mila. I conti tuttavia non tornano, tanto più se si considera che i rifiuti siciliani da termovalorizzare, al netto cioè di quelli da riciclare attraverso la raccolta differenziata e altro, non dovrebbero superare, secondo le stime ottimali, le 600 mila tonnellate. È beninteso nell’interesse delle società aggiudicatarie far lavorare gli impianti il più possibile. Ma a redigere i bandi di gara è stato e rimane un soggetto pubblico, tenuto al rispetto dell’interesse generale, delle leggi italiane, delle direttive europee, e che, comunque, non può prescindere, oggi, da taluni orientamenti del governo nazionale.

In sostanza, i numeri bastano a dire che già nel 2003, quando il governo Berlusconi poteva godere dell’osservanza stretta di Salvatore Cuffaro, presidente della giunta regionale, si aveva un’idea composita dei mega impianti che erano stati studiati per la Sicilia. E se non fosse intervenuta la Ue, quando Romano Prodi aveva riguadagnato il governo, l’operazione rifiuti, nei modi in cui era stata congegnata, sarebbe oggi alla svolta conclusiva, a dispetto delle problematiche ambientali e dell’interesse delle popolazioni. Con l’avvento dell’autonomista Raffaele Lombardo il gioco si è fatto più mosso. Le cronache vanno registrando sussulti di un qualche rilievo nel seno stesso della maggioranza. Ben si comprende tuttavia che se ieri l’affare accendeva motivazioni forti, oggi diventa imprescindibile, sullo sfondo di un potere politico che, dopo Napoli appunto, sempre più va lanciandosi in politiche che per decenni la comune sensibilità aveva reso impraticabili. Il proposito delle centrali nucleari costituisce del resto l’emblema di un modo d’essere.

Esistono in realtà le premesse perché la linea dei termovalorizzatori, a partire dalla Campania, dove sono in costruzione quattro impianti, passi con ampiezza, a dispetto delle restrizioni sancite in sede comunitaria. In particolare, tutto è stato fatto, in un anno di governo, perché l’affare risulti allettante. Se il ministro dell’Ambiente del governo Prodi, a seguito di una procedura d’infrazione dell’Unione Europea, aveva annullato infatti il “Cip6”, nel quadro dei contributi concessi alla produzione di energie rinnovabili, il ripristino e la maggiorazione del medesimo, nei mesi scorsi, offre alle imprese del campo ulteriori sicurezze. In aggiunta, con la finanziaria 2009, tale contributo viene esteso a tutti gli impianti autorizzati, inclusi quelli che indugiano ancora sulla carta.

In tale quadro, l’affare siciliano insiste a recare comunque caratteri distinti. Alcuni dati recenti della Campania, epicentro dell’emergenza italiana, lo comprovano. Gl’inceneritori che stanno sorgendo ad Acerra, Napoli, Salerno e Santa Maria La Fossa, potranno trattare, insieme, rifiuti per un massimo annuo di un milione e 200 mila tonnellate. I tre siciliani, come si diceva, potranno lavorarne poco meno di due milioni. Questo significa allora che l’isola è destinata a far fronte alle emergenze che sempre più si paventano in altre aree del paese? Alla luce di tutto, propositi del genere sono più che supponibili. Se tutto andrà in porto, non potranno mancare, in ogni caso, le occasioni e le ragioni per far lavorare gli inceneritori a pieno regime. Sulla base di logiche che non hanno alcun riscontro in altri paesi del mondo, si prevede infatti che possano essere trattati nell’isola fino all’85 per cento dei rifiuti siciliani, con esiti ovvi. A fronte dei progressi tecnologici, di cui pure si prende atto, la nocività dei termovalorizzatori viene riconosciuta a tutti i livelli, a partire dalla Ue, che suggerisce impianti di dimensioni piccole e medie, tanto più in prossimità degli abitati. Viene ritenuto esemplare in tal senso quello di Vienna, allocato nel quartiere periferico di Spittelau, che può trattare fino a 250 mila tonnellate di rifiuti. Sono ipotizzabili allora i danni che potranno derivare dagli inceneritori siciliani: da quello di Campofranco che, tre volte più grande di quello viennese, dovrebbe sorgere ad appena un chilometro dall’abitato, a quello di Augusta che, uguale per dimensioni all’impianto di Parigi, non potrà che aggravare, come denunciano da anni le popolazioni, lo stato di un’area già fortemente colpita dalle scorie petrolchimiche. Ma tutto questo rimane ininfluente.

Il secondo tempo della partita siciliana significa ovviamente tante cose. Dalla prospettiva propriamente politica, è in gioco il potere. Sul terreno dei rifiuti, oltre che delle risorse idriche e delle energie, andranno facendosi infatti gli assetti regionali dei prossimi decenni. L’affare è destinato altresì a pesare sul contratto che va ridefinendosi fra Palermo e Roma, fra l’interesse autonomistico in versione Lombardo e quello di un potere centrale che intende mettere mano alla Costituzione come mai in passato. La presenza insistente del presidente regionale presso le sedi governative, danno peraltro conto di affinità sostanziali, di una interlocuzione produttiva. È comunque sul piano degli interessi materiali che si condensa maggiormente il senso dell’affare. La posta in palio rimane senza precedenti: circa 5 miliardi di euro in un ventennio, fra fondi governativi e comunitari. In via ufficiale, ovviamente, ogni decisione è aperta. Ma nei fatti, è realmente così? È possibile che si prescinda del tutto dai solchi tracciati dalle gare del 2003?

Sin dagli esordi, la storia ha presentato un profilo mosso. Come era prevedibile, è sceso in campo il top dell’industria italiana dell’energia. Senza difficoltà gli appalti degli inceneritori di Bellolampo, Campofranco e Augusta sono andati infatti a tre gruppi d’imprese, rispettivamente Pea, Platani e Tifeo, guidati da società del gruppo Falck. Nel secondo si è inserita altresì, con una quota di riguardo, Enel Produzione. E la cosa darebbe poco da riflettere se non fosse per il piglio particolare con cui tale società veniva amministrata, allora, da Antonino Craparotta, destinato a finire in disgrazia per l’emergere di una storia di capitali extracontabili, alla volta di paesi arabi. Ancora senza alcun ostacolo, come da consuetudine, la quarta aggiudicazione, per l’impianto di Paternò, è andata a Sicil Power, un raggruppamento di diversa caratura, guidato da Waste Italia: quello che adesso, significativamente, con la rinuncia all’inceneritore etneo, sembra essere finito fuori gioco. Sono comunque altre presenze, discrete e nondimeno importanti, a rivelare i toni della vicenda.

Il posizionamento rapido della famiglia Pisante, presente nelle cronache giudiziarie sin dai tempi di “Mani pulite”, e del gruppo Gulino di Enna nelle quattro compagini aggiudicatarie, attraverso la Emit e l’Altecoen, è al riguardo paradigmatico. Come tale è stato percepito del resto, sin dai primi tempi, da alcune procure, che hanno lanciato l’allarme inceneritori, e dalla stessa Corte dei Conti siciliana, intervenuta sul caso con perentorietà. A gare concluse, sono emersi, come è noto, degli inconvenienti, che hanno costretto l’imprenditore ennese, reduce con i Pisante della vicenda di MessinAmbiente, finita in scandalo, a farsi da parte, con la cessione di quote che gli hanno fruttato diversi milioni di euro. I termini della questione rimangono però intatti. Si è aperta una contrattazione. Interessi di varia portata sono diventati compatibili. È stato tenuto debitamente conto delle tradizioni. Il gruppo pugliese infine, senza alcun pregiudizio, è rimasto in gioco. Tutto questo costituisce però solo un aspetto della storia. Si sono avuti infatti ingressi ancor più discreti, per certi versi invisibili, al confine comunque fra l’economia e la politica. È il caso della Pianimpianti: nota società di Milano amministrata dal calabrese Roberto Mercuri.

Attiva in numerose aree della penisola e all’estero nell’impiantistica per l’ambiente, tale impresa ha potuto godere di un inserimento strategico nel sistema degli appalti calabresi: in quelli dei depuratori in particolare, che hanno mosso circa 800 milioni di euro. Ha manifestato altresì dei punti di contatto oggettivi con l’Udc, essendone stato vice presidente l’ex parlamentare parmigiano Franco Bonferroni, amico di Pier Ferdinando Casini, ma soprattutto legatissimo a Lorenzo Cesa, attuale segretario nazionale del partito. Per tali ragioni, ritenuta cardinale negli intrecci fra politica e affari in Italia, è finita al centro di indagini giudiziarie complesse, condotte dal sostituto procuratore di Potenza Henry John Woodcock e, soprattutto, da Luigi De Magistris. Nell’atto di accusa del sostituto di Catanzaro vengono passati in rassegna fatti specifici, alcuni di non poco conto: dal sequestro di 3,8 milioni di euro al fratello e al padre di Roberto Mercuri su un treno diretto in Lussemburgo, al versamento di 370 mila euro che la Pianimpianti avrebbe fatto alla Global Media, ritenuta, attraverso Cesa, il polmone finanziario dell’Udc. Un teste, riferendosi agli appalti dei depuratori in senso lato, ha detto inoltre del sistema in uso delle tangenti, stabilite nella misura dal 3 al 7 per cento, equamente divise fra la Calabria e Roma. In conclusione, l’accusa ha presentato la società di Mercuri come la “cassaforte” di una associazione finalizzata all’illecito, ma l’inchiesta, che come è noto è passata di mano, è stata largamente archiviata.

Cosa c’entra però tutto questo con gli inceneritori in Sicilia? In apparenza nulla. Pianimpianti, nei raggruppamenti guidati dal gruppo Falk, reca una presenza del tutto simbolica, con quote dello 0,1 per cento. Nell’affare ha guadagnato in realtà un rilievo sostanziale per quanto è avvenuto, in via assolutamente privata, dopo le aggiudicazioni del 2003. Le società Pea, Platani e Tifeo, l’1 luglio 2005 hanno commissionato infatti proprio all’impresa di Mercuri, in associazione con la Lurgi di Francoforte, la fornitura, chiavi in mano, dei tre inceneritori, per un importo complessivo di mezzo miliardo di euro, che costituisce, a conti fatti, la fetta più grossa, più immediata, quindi più tangibile, dell’intera posta in palio. È il caso di sottolineare in ultimo che pure il sodalizio Pianimpianti-Lurgi è connotato da un iter mosso, antecedente e successivo alla firma dei contratti con Actelios-Elettroambiente. Le due società sono finite sotto inchiesta nel 2005 per un giro di tangenti connesse alla costruzione dei due termovalorizzatori di Colleferro. Compaiono altresì nell’inchiesta Cash cow, ancora in corso, che nella medesima area laziale ha coinvolto, fra gli altri, decine di politici.

A questo punto, dal momento che sono state disposte nuove gare, si tratta di capire cosa potrà avvenire delle intese sottoscritte a partire dal 2003. Di certo, le società aggiudicatarie hanno guadagnato una posizione favorevole. Da titolari dei cantieri, hanno ripreso a beneficiare infatti del “Cip6”, malgrado il blocco di ogni attività dal 2007. Otterranno infine il mega risarcimento che reclamavano, di 200 milioni di euro appunto, pur avendo effettuato nei tre siti lavori esigui, solo di recinzione e movimento terra. Dopo la firma dell’accordo, regna quindi un curioso ottimismo. Prova ne è che i titoli Falck hanno avuto in Borsa rialzi del tutto anomali, lontanissimi dai trend dell’attuale recessione. Ma quali giochi vanno facendosi? La cifra della penale, che evoca un calcolo complesso, di certo costituirà un forte deterrente alla partecipazione di nuove compagini. Nel caso in cui la gara dovesse andare a vuoto, l’affidamento diretto agli attuali concessionari, a trattativa privata, potrebbe essere quindi un esito “inevitabile”. Ed è la stessa Falck a dare conto di intese in tal senso con l’Agenzia regionale, nella relazione semestrale del giugno 2008. Per motivi di opportunità potrebbe prevalere tuttavia una seconda soluzione: il ritorno in gara, direttamente o in forma mimetica, delle imprese già aggiudicatarie, che finirebbero per pagare a sé stesse la penale, per il ripristino dei patti. In ambedue i casi, come è evidente, risulterebbe eluso il pronunciamento della Corte di Giustizia Ue.


Fonte: Domani.Arcoiris.tv




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sabato 20 giugno 2009

"U stissu sangu. Storie più a sud di Tunisi" a Modica


"U stissu sangu -storie più a sud di Tunisi-" sarà presentato venerdì 26 giugno, alle 18, al Palazzo della Cultura di Modica, C.so Umberto. L'iniziativa è promossa dall'Associazione Il clandestino e vedrà la presenza degli autori Francesco Di Martino e Sebastiano Adernò.

U STISSO SANGU racconta le storie dei migranti che arrivano sulle coste della Sicilia, in particolare della Sicilia del sud est, con in mano null'altro che la loro storia e i loro sogni; il documentario, lontano da interpretazioni politiche, lascia che siano gli stessi protagonisti dei viaggi a raccontare i motivi che li portano ad abbandonare casa ed affetti, per lanciarsi nel vuoto di un paese straniero e, alle volte, strano.

L'arrivo dei migranti dopo viaggi in condizioni estreme, la permanenza nei centri di prima accoglienza, l'attesa - di giorni e giorni, in condizioni spesso assurde e inumane -- per un foglio che spesso non arriva (quello di permanenza) o che non è quello che si aspettava (quello di via): U STISSO SANGU racconta questo e lo fa con le parole di ha vissuto in prima persona il dramma umano delle nuove migrazioni.

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mercoledì 17 giugno 2009

Resoconto dell'assemblea sulle facoltà modicane


Ieri pomeriggio nel Palazzo San Martino a Modica Alta, sede delle facoltà, si sono incontrati studenti, cittadinanza e Autorità per discutere sulla chiusura dell’università.
Sono intervenuti: il Sindaco di Modica, Antonello Buscema, On Riccardo Minardo, il Vicepresidente del Consorzio Universitario Gianni Battaglia, On Roberto Ammatuna, Giovanni Avola, Segretario provinciale CGIL, Giovanni Avola Segretario provinciale CISL. i consiglieri provinciali Venerina Padua e Ignazio Abbate; Il preside Giuseppe Barone; i consiglieri comunali: Giancarlo Poidomani, Diego Mandolfo, Giorgio Zaccaria, Michele Mavilla e Giovanni Spadaro e il neo parlamentare europeo, Rita Borsellino, con un collegamento telefonico.
Dall’incontro è emerso che, nonostante l’università di Catania nel passato ha scelto di attivare i decentramenti nel sud – est siciliano, oggi mira a tutelare esclusivamente la sede centrale.
Le vie individuate per uscire dalla crisi sono 4: la via legale, quella politico istituzionale , l’azione di massa (manifestazioni); le interlocuzioni con altri atenei in alternativa a Catania.
Le vie legali si sostanzierebbero con l’incarico all’avvocato Gianni Andrea Chiavegatti di presentare ricorso al TAR di Catania per chiedere la sospensiva della delibera del Senato Accademico, che ha fissato la chiusura dei corsi universitari in provincia di Ragusa.
Inoltre le Forze Parlamentari hanno programmato, nei prossimi giorni, un incontro sia con il Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, sia con il Ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini.
Modica si trova in una situazione diversa dal punto di vista sia debitorio che giuridico rispetto a Ragusa. Mentre in quest’ultima si chiede la riattivazione del primo anno, la città della Contea chiede soltanto la continuazione dei corsi di studi già avviati anche attraverso il tutoraggio, per evitare disagi a migliaia di studenti e famiglie.
L’Amministrazione Comunale di Modica, nei giorni scorsi, ha avanzato una proposta ragionevole al Magnifico Rettore, si è detta pronta a discutere il debito pregresso, essendo entrambi enti pubblici, dicendosi disponibile a garantire la corresponsione del 50% della sorte capitale del debito.
Un’ altra proposta è quella di fare entrare Modica all’interno del Consorzio Universitario Ibleo.
È stata infine confermata la manifestazione degli studenti a Catania, domani giorno 17 giugno, dinnanzi la sede del rettorato, così da alzare, ancor di più, la nostra voce perché non si può permettere che si operi un furto sul futuro culturale e professionale di questo territorio, un futuro che passa anche attraverso le nostre realtà universitarie.


Firmato
Gli studenti delle facoltà di Modica




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domenica 14 giugno 2009

Assemblea per le facoltà modicane


Lunedì 15 giugno, alle ore 18, a Modica alta presso l'ex ospedale San Martino ci sarà un incontro tra la cittadinanza, le autorità e gli studenti, circa la chiusura delle facoltà di Modica



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«Ucciso perché cercava la verità». La vicenda di Giovanni Spampinato raccontata in un libro dal fratello Alberto


Giovedì 18 giugno alle ore 18.30, alla Libreria Mondadori (Corso Umberto I, n.8), sarà presentato il libro di Alberto Spampinato C’erano bei cani ma molto seri. Storia di mio fratello Giovanni ucciso perché scriveva troppo, edito da Ponte alle Grazie. La presentazione è organizzata dall’associazione “Giovanni Spampinato” di Ragusa.
Interverranno l’autore, quirinalista dell’Ansa, consigliere nazionale della FNSI e Luciano Mirone, giornalista e scrittore.


Il libro racconta la storia di Giovanni, il venticinquenne giornalista de «l’Ora» e de «l’Unità» ucciso a Ragusa il 27 ottobre 1972 «perché cercava la verità». Giovanni Spampinato indagava sull’omicidio Tumino, un caso nel quale era coinvolto il figlio del presidente del tribunale di Ragusa, Roberto Campria, l'uomo che gli aveva dato un appuntamento e lo aveva poi freddato con sei colpi di pistola. In questo libro, il fratello, mosso da un dolore ancora vivo e da un'inesauribile sete di verità, dà voce a un dramma privato che si inquadra in quello collettivo dei tanti giornalisti uccisi perché «scomodi», da Giancarlo Siani a Cosimo Cristina, da Mauro De Mauro a Mauro Rostagno, da Giuseppe Fava a Beppe Alfano.
Tra le testimonianze del libro, spicca quella del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. «Giovanni Spampinato - scrive il capo dello Stato - ha onorato la professione giornalistica e i valori di verità, legalità e giustizia. E' importante che si rifletta sul giornalismo di inchiesta attraverso la storia dei cronisti come lui che in ogni parte d'Italia hanno offerto significative testimonianze di coraggio professionale, di impegno civile e di dedizione ai principi costituzionali di democrazia e libertà. Queste storie, drammatiche ma esemplari, vanno conosciute come parte essenziale di una memoria condivisa da trasmettere alle nuove leve del giornalismo e alle nuove generazioni».


Mercoledi 17 giugno, 18.30, alla libreria Saltatempo, Via G.B. Odierna,verrà presentato a Ragusa con la presenza di:
Alberto Spampinato, Angelo Di Natale, Renzo Lo Presti, Giorgio Chessari

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venerdì 12 giugno 2009

Immigrati: storie, volti, sfide





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Comunicato degli studenti contro la chiusura dell'università a Modica



Tagliati i corsi di Scienze del Governo e dell’Amministrazione ed Economia Aziendale, decentrati a Modica. La decisione del senato accademico dell’università di Catania è ufficiale ed è stata comunicata ai responsabili del corso di laurea e dell’amministrazione comunale.
Tutti gli studenti che devono concludere il corso degli studi perché iscritti due anni fa al primo anno e che hanno messo in conto di conseguire la laurea nella sede di Modica Alta dovranno rivedere i loro piani. Per loro il futuro è la facoltà di Scienze Politiche di Catania cui il corso di laurea istituito a Modica fa riferimento dal punto di vista didattico. Secondo un calcolo per difetto da parte dei docenti sono almeno circa 1000 (considerando entrambi i corsi) gli studenti che devono ancora completare il loro corso di studi e quindi costretti al cambio di direzione, tra cui molti studenti lavoratori, che non hanno conseguito ancora il titolo di studio.

Da quest’anno il corso del S. Martino è inquadrato come «tutoraggio» e gli studenti hanno la consapevolezza di dovere completare il loro corso a Catania. Diversa invece la situazione per quanti, iscrittisi negli anni passati, avevano messo in conto il completamento a Modica. Il taglio operato dal rettore dell’ateneo catanese, Antonio Recca, prende le mosse dal debito di sette milioni di euro non onorato dal comune nel corso degli anni, che ha portato alla mancata istituzione del corso di laurea triennale e del biennio di specializzazione.

C’è ancora un margine di speranza perché l’ateneo catanese torni sui suoi passi se l’amministrazione troverà buone ragioni per farsi valere ma l’imminente pubblicazione del manifesto degli studi chiuderà definitivamente la vicenda.

Il Comitato chiede la partecipazione di tutti gli studenti alle attività svolte in sede, alle riunioni e alle manifestazioni.
Facciamoci sentire!!




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giovedì 11 giugno 2009

Vittoria: nascita coordinamento di Libera


Carissimi amici e compagni di viaggio,
dopo la nascita di “LIBERA ASSOCIAZIONI NOMI E NUMERI CONTRO LE MAFIE” in provincia di Ragusa alla fine dello scorso anno, è con soddisfazione e fiducia che annunciamo la nascita del primo coordinamento cittadino di LIBERA in provincia e in particolare a Vittoria, Sabato 13 Giugno alle ore 18,30 presso la Sala Avis in zona Fiera Emaia.

Le attività svolte nelle scuole di “Educazione alla Legalità”, la promozione della “Memoria come Impegno” coi due appuntamenti annuali, la Carovana Antimafie, quest’anno svolta a Vittoria e a Comiso nel nome di Pippo Fava e Pio La Torre, e la bellissima Marcia del 21 Marzo a Napoli in ricordo di tutte le vittime di mafia, sono tutti segnali di voglia di partecipazione e responsabilità, soprattutto dei giovani, della nostra provincia iblea.
Riteniamo altresì indispensabile il radicamento capillare, comune per comune, associazione per associazione, della nostra rete antimafia, presieduta a livello nazionale da don Luigi Ciotti e da Nando Dalla Chiesa, il figlio del grande generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia nel Settembre 1982.
Saranno presenti all’incontro, come da manifesto che vi allego:

Pino Maniaci, giornalista di denuncia attraverso “Telejato”, l’emittente televisiva di controinformazione del palermitano

Dario Montana, referente di Libera a Catania e familiare di vittima di mafia: fratello, infatti, del Commissario Beppe Montana, amatissimo dirigente della Squadra Mobile di Palermo, braccio destro di Falcone e Borsellino e assassinato da Cosa Nostra nel Luglio 1985.

Carlo Ruta, Storico e Giornalista d’inchiesta

Enza Rando, responsabile “Ufficio Legale” di Libera e membro dell’Ufficio di Presidenza di Libera

Silvana Mangione, responsabile AGESCI zona iblea. Capo Scout a Vittoria dove è stato assegnato agli Scout un bene confiscato alla mafia.

Abbiamo deciso, visto anche il recentissimo arresto a Vittoria di un membro della “famiglia” a cui è stato confiscato il bene a causa delle intimidazioni di ritorsione nei confronti degli Scout destinatari del bene suddetto, di intitolare l’incontro:
“Dai Terreni Confiscati a LiberaTerra”, che è il nome delle cooperative che oggi, grazie a Pio La Torre, al generale Dalla Chiesa e a Libera con la legge 109/96, possono dare occupazione ai giovani attraverso il lavoro delle terre confiscate alle mafie in tutta Italia.
Segno che anche nella nostra terra “bellissima e disgraziata”, come amava dire Paolo Borsellino, si può coniugare Legalità e Sviluppo occupazionale. Anche a Ragusa. Anche a Vittoria, dove da questi primi segni di Speranza un giorno fioriranno cooperative LiberaTerra. Un giorno di una Primavera ormai non troppo lontana!
Vi aspettiamo, fiduciosi nella vostra partecipazione!
Con Stima,
Gianluca Floridia- referente provinciale di LIBERA ASSOCIAZIONI NOMI E NUMERI CONTRO LE MAFIE, coord. di Ragusa
tel 3398473018


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La situazione del Comune di Modica un anno dopo. Parla Buscema


Sabato 13 giugno alle ore 22 in piazza Matteotti a Modica
il Sindaco Antonello Buscema e l'Amministrazione Comunale
presentano ai cittadini la situazione del Comune di Modica
UN ANNO DOPO.






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Sedi decentreti Università di Catania. Il comunicato ufficiale del Rettore Recca



Manifesto degli studi a.a. 2009/2010. Sedi decentrate.

Con la presente, comunico che, nel rispetto di quanto deliberato dal Senato accademico e dal Consiglio di amministrazione, nelle sedute rispettivamente del 25 e del 28 maggio 2009, con decreto rettorale n. 6175 del 5 giugno 2009 è stato emanato il manifesto degli studi relativo all’a.a. 2009/2010. Lo stesso è consultabile attraverso il portale web di Ateneo.


In merito alle sedi decentrate, si segnala anzitutto che i cicli non ancora conclusi dei corsi di laurea le cui convenzioni sono state risolte, o sono in via di risoluzione, saranno completati, a partire dall’a.a. 2009/2010, presso le sedi di Catania. Si tratta, specificamente, dei seguenti corsi di laurea: Informatica applicata – Comiso; Operatore giuridico di impresa - Enna; Formazione di Operatori turistici – Piazza Armerina; Economia e gestione delle imprese agroalimentari - Nicosia; Economia aziendale e Scienze del governo e dell’amministrazione - Modica.

Con riferimento alla sede decentrata di Siracusa, la facoltà di Architettura rimarrà regolarmente attiva, mentre non saranno attivati nell’a.a. 2009/2010 i nuovi cicli dei corsi di laurea della facoltà di Lettere e filosofia e della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali. I cicli dei predetti corsi non ancora conclusi proseguiranno regolarmente presso la sede di Siracusa.

Per quanto concerne la sede di Ragusa, comunico che il Consorzio universitario, nonostante gli accordi conclusi nel corso dell’incontro svoltosi tra i rappresentanti delle parti il 29 maggio u.s., non ha corrisposto gli importi dovuti per l’a.a. 2008/2009, né ha fornito le idonee garanzie richieste, entro il 31 maggio 2009, termine ultimo posto dagli Organi di governo di Ateneo per il saldo dei debiti pregressi da parte degli enti finanziatori. Conseguentemente, nell’a.a. 2009/2010, non saranno attivati i primi anni dei corsi di laurea svolti a Ragusa dalle facoltà di Agraria, Giurisprudenza, Lingue e letterature straniere, Medicina e chirurgia; i cicli ancora in corso proseguiranno a Ragusa.

In ordine alla situazione della convenzione relativa a Scienze dell’amministrazione della facoltà di Scienze politiche con il consorzio di Caltanissetta, si rende noto che, considerato il grave inadempimento del Consorzio, il Consiglio di amministrazione, nella seduta del 28 maggio 2009, ha dato mandato di chiedere la risoluzione della convenzione del 17 luglio 2006 ed il risarcimento del conseguente danno; ciò, in caso di mancato pagamento degli importi intimati con nota del 27 maggio 2009, prot. 38240, entro il termine di quindici giorni dalla ricezione della stessa.

Infine, con riguardo alle convenzioni ancora in essere (sedi di Siracusa e di Ragusa), così come deliberato dagli Organi di governo di Ateneo, si darà corso ad incontri con i rappresentanti degli enti finanziatori, volti alla revisione delle convenzioni alla luce dei requisiti stabiliti dalla normativa ministeriale (D.M. 270/2004) e della conseguente esigenza di incrementare le risorse da investire nei corsi di laurea decentrati, come comunicato agli enti con nota del 19 gennaio 2009, prot. 3361, che si allega.
A tal proposito, colgo l’occasione per comunicare che il presidente della CRUI ha convocato la Giunta per il 10 giugno p.v., al fine di discutere sulle nuove e più stringenti misure, che il Ministro dell’Università gli ha anticipato e che intende introdurre in materia di “requisiti necessari” per l’attivazione dei corsi di laurea.

L’occasione mi è gradita per porgere cordiali saluti.



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mercoledì 10 giugno 2009

I cittadini temono per l’installazione di ripetitori nel centro urbano


POZZALLO – I cittadini pozzallesi temono per la imminente installazione di ripetitori all’interno del centro abitato, nei pressi della stazione ferroviaria. Ad intervenire, sulla delicata questione, è il consigliere comunale di Pozzallo Giovane, Marco Sudano, il quale invita l’Amministrazione Comunale a tutelare principalmente la salute dei cittadini.
“Non possiamo mettere a repentaglio la nostra salute – dice Sudano – per soddisfare le esigenze commerciali di qualche ditta; se è vero che l’Amministrazione non ha fatto opposizione al Tar contro la ditta che vuole installare il ripetitore in pieno centro cittadino – aggiunge Sudano – questa rappresenta pura follia”. Il consigliere Sudano invita il Sindaco Sulsenti a farsi carico del problema per dare risposte serie e determinate. “Da parte nostra – conclude Sudano – c’è massima allerta sulla questione, abbiamo intrapreso la strada per far luce sul problema tumori in generale e la richiesta del monitoraggio del territorio comunale, in questa occasione, è quanto mai opportuna”.

Marcello Medica



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martedì 9 giugno 2009

IO NON RESPINGO

L’osservatorio sulle vittime dell’immigrazione FORTRESS EUROPE
(http://fortresseurope.blogspot.com)presenta il 10 giugno manifestazione nazionale a Roma.
Oltre 50 appuntamenti in tutta Italia per dire no ai respingimenti

Per rispondere alla visita di Gheddafi in Italia abbiamo lanciato un appello di mobilitazione nazionale, per dire no ai respingimenti e al Trattato Italia-Libia.

La risposta è stata altissima. Dal 10 al 20 giugno, la rete spontanea nata intorno a “Fortress Europe”, a “Come un uomo sulla terra” e all’associazione Asinitas Onlus, è riuscita ad organizzare 55 eventi in 35 città italiane per dire “Io non respingo”. Maroni prenda nota. È il benvenuto che una parte sana dell’Italia riserva alla visita del dittatore libico Gheddafi. Manifestazioni, presìdi, dibattiti e proiezioni del film. Da Cagliari a Milano, da Agrigento a Varese. Conosciamo quale destino attende gli emigranti e i rifugiati respinti al largo di Lampedusa e imprigionati in Libia. E non possiamo rimanere indifferenti.



A coronamento di tutto ciò, abbiamo indetto una grande manifestazione il 10 giugno a Roma in Piazza Farnese. A partire dalle 18:00, proprio nelle stesse ore in cui Gheddafi sarà ricevuto dal premier a Palazzo Chigi. Alterneremo reading di testimonianze sulla Libia a poesie, intermezzi musicali a momenti di informazione e di riflessione. Ci saranno Ascanio Celestini, Andrea Satta, il coro multietnico Casilino 23, Moni Ovadia, Andrea Pandolfo, Monserrat, Igiaba Scego, gli studenti della scuola di italiano Asinitas e altri scrittori, giornalisti, e attori teatrali. Fortress Europe mostrerà al pubblico le foto scattate nei campi libici. Sempre in piazza Farnese, alle 21.00 proietteremo all’aperto il documentario “Come un uomo sulla terra”, con la presenza degli autori. All’iniziativa ha aderito Amnesty International – sezione italiana.



Il sit-in e la raccolta delle firme per la petizione sulla Libia, inizieranno a partire dalle 16:00, con un’iniziativa promossa dalle scuole di italiano Asinitas Onlus, Associazione Comboniana Servizio Emigranti, Insensinverso, Cotrad Didattica Teatro, Focus Casa dei Diritti Sociali, Di 28 ce n'è 1.



Questa e-mail arriverà a 30.000 persone in tutta Italia. Chiediamo ad ognuno di voi di partecipare numerosi a queste giornate di mobilitazione, nate in modo spontaneo da una ricca rete di associazioni e individui che resistono quotidianamente all’imbarbarimento della civiltà giuridica e umana di questo paese.



La campagna IO NON RESPINGO è promossa da Fortress Europe, dall’associazione Asinitas Onlus, dagli autori di “Come un uomo sulla terra” (Andrea Segre, Riccardo Biadene e Dagmawi Yimer). Per aderire alla campagna: gabriele_delgrande@yahoo.it





Per maggiori informazioni http://fortresseurope.blogspot.com



Per CANCELLARTI da questa mailing list scrivi a gabrieledelgrande@gmail.com con oggetto Unsubscribe







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venerdì 5 giugno 2009

La Catena di San Libero di Riccardo Orioles


5 giugno 2009 n. 382
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Lettera dalla Sicilia

Graziella Proto, amministratrice e redattrice dei Siciliani anni '80, sta perdendo la casa per via dei vecchi debiti del giornale. L'antimafia è bella e tutti appoggiano l'antimafia, si capisce: però le
cambiali, oltre vent'anni fa, le ha dovuto firmare Graziella.


I Siciliani, una rivista "storica" e elogiata da tutti, vendeva fra 15 e 30mila copie. Però - imprenditori siciliani... - non aveva uno straccio di pubblicità, e quindi ci voleva qualcuno che firmasse cambiali. E questo qualcuno era Graziella.

La cooperativa faceva parte della Lega delle Cooperative, che però in quel periodo aveva grossi affari coi Cavalieri. Il giornale era un fiore all'occhiello - stando ai discorsi - della Federazione della Stampa, dell'Ordine, dei compagni perbene di tutt'Italia e in genere dei progressisti. Però le cambiali le firmava Graziella.

Graziella Proto, in questi venticinque anni, è stata uno dei più seri e validi - e meno propagandati - giornalisti antimafiosi. Negli ultimi anni, sempre di tasca sua, ha fatto una bellissima rivista, Casablanca, ed è riuscita a portarla avanti per quasi tre anni. Nel primo numero c'erano la Borsellino, la Alfano, il Riscatto della Sicilia, il Movimento delle donne, la Sinistra. Nessuna di queste nobili signore s'è fatta mai sentire, non fosse che per ringraziare. Infatti Graziella, per i pochi che avevano la bontà di conoscerla, era quella che firmava le cambiali. Nessuno l'ha mai citata - ad esempio - per la rischiosissime inchieste sui ragazzini di Paternò ammazzati da Santapaola.

Non sappiamo cosa ne pensa Graziella. Ma noi pensiamo che parlare di informazione e di antimafia è una presa in giro se non si salva chi ha fatto informazione e antimafia non per un anno o due, ma per venticinque. Bisogna che intervengano coloro che debbono, subito e con urgenza. Sarebbe intollerabile vedere una Graziella vittima della mafia (vera) e dell'antimafia (a parole).

Pino Maniaci e Riccardo Orioles

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"Non sta succedendo niente".
L'Italia all'epoca del bavaglio

Centinaia di notizie, grandi e piccole, danno l'idea di un paese che sta diventando davvero molto strano. Ma per la maggior parte non circolano, o circolano in maniera edulcorata e corretta, senza contesto. Forse il Grande Fratello (quello di Orwell) è tutto qui. Un paese di plastica, che in realtà esiste solo dentro il televisore. Mentre il paese vero, privo di idee e di governo, tira a campare giorno per giorno sprofondando sempre di più

Palermo (Sicilia). Il giudice Roberto Scarpinato ha rivelato come il governo abbia recentemente tolto alle procure la password per accedere ai conti correnti, mpedendo così il sequestro di enormi capitali mafiosi.

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Milano (Lombardia). E' stata revocata con 29 voti a favore, 24 contrari e un astenuto la Commissione antimafia recentemente istituita in seno al Consiglio comunale.

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Catania (Sicilia). A giudizio per bancarotta fraudolenta i padroni della ditta Elmec di Piano Tavola. Parte civile i lavoratori, che da due anni occupavano la fabbrica per difendere il posto di lavoro.

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Castelfranco (Veneto). Un referendum dei lavoratori bianchi della Global Garden ha approvato la proposta dell'azienda - che costruisce macchine da giardino e impiega circa mille operai fra bianchi e neri - di cacciare gli operai neri dalla fabbrica per meglio superare la crisi.

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Catania (Sicilia). Sei ragazzi del movimento studentesco hanno ricevuto dalla Procura una notifica, da parte "in ordine al delitto di deturpamento di immobili perché con numerosi altri soggetti non identificati nel corso di una manifestazione con corteo in via Etnea di Catania raggiungevano la piazza del Duomo, dove deturpavano ed imbrattavano il palazzo muncipale lanciando uova, pomodori e carta igienica contro il portone e la facciata".

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Palermo (Sicilia). E' stata assegnata all'Ordine dei giornalisti di Sicilia la villa confiscata ai fratelli Sansone. La richiesta di assegnazione di un bene confiscato alla mafia era stata presentata da tempo dall'Ordine dei giornalisti di Sicilia, che ha espresso "viva soddisfazione per il riconoscimento della funzione sociale svolta dall'ordine dei giornalisti, a difesa della legalità".
In Sicilia l'Ordine regionale (vivamente contestato dall'Ordine nazionale) ha recentemente difeso la legalità cercando di ridurre al silenzio la tv antimafiosa Telejato.

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Corleone (Sicilia). Per aver partecipato alla Giornata della Memoria di "Libera" Giovanni Labruzzo, Eugenio Provenzano ed Enrico Labruzzo, tre studenti corleonesi, sono stati cacciati via dagli scout dal parroco Giuseppe Gentile (lo stesso che aveva officiato le nozze della figlia di Totò Riina).

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Trieste (Venezia Giulia). Gira armato il presidente leghista del Consiglio regionale, Edouard Ballaman. L'arma, una 357 magnum, non viene tuttavia portata in aula durante le riunioni.

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Bassano del Grappa (Veneto). Diventa legale, grazie a un disegno di legge della Lega, la produzione casalinga di grappa.

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Catania (Sicilia). Al processo per le infiltrazioni mafiose nella festa della patrona cittadina Sant'Agata è emerso che processione, "candelore", fermate e festa venivano gestite, per ragioni di prestigio, dal clan cittadino dei Santapaola.

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Canicattì (Sicilia). Identificato dai carabinieri il responsabile della morte del cagnolino seviziato e ucciso il 10 maggio scorso nei pressi della villa comunale. Si tratta di un ragazzino di nove anni il quale dopo aver ucciso il cane impiccandolo si è fatto filmare con i cellulari da altri ragazzini di età compresa tra i tredici e i quindici anni.

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Scandiano (Emilia). Un quindicenne è morto per un malore mentre nuotava nella piscina "L'Azzurra" a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia. Il ragazzo, che frequentava la terza media, si era sentito male, forse per una congestione, poco dopo essersi tuffato. Inutile l'intervento del bagnino e dei medici subito accorsi. Alcuni degli altri bagnanti non hanno lasciato la vasca, continuando a restare immersi durante le operazioni di soccorso a bordo piscina e nonostante gli inviti dei responsabili della struttura.

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Urbino (Umbria). Un anziano turista è morto d'infarto mentre con altri faceva la fila per visitare la mostra di Raffaello a Palazzo Ducale. C'è stato appena il tempo di ricoprire il cadavere con un lenzuolo bianco che già gli altri turisti avevano cominciato a riprenderlo con videocamere e flash.

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Sanremo (Liguria). Un uomo di 47 anni, Bruno Fazzini, è morto per un ictus dopo essere rimasto in coma per circa dodici ore sul pianerottolo di casa. Nessuno dei vicini l'ha aiutato e diversi hanno scavalcato il corpo risalendo le scale. "Credevo fosse ubriaco" ha dichiarato uno".

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Napoli (Campania). Sedicenne minaccia di accoltellare il fratellino ricattando la mamma: "Cento euri o l'ammazzo".

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Sulmona (Abruzzo). Alla Magneti Marelli (Sistemi Sospensioni spa, Gruppo Fiat, 750 operai) occorre un permesso scritto per andare in bagno. E' un piccolo tagliando su carta intestata dal titolo "permesso interno".

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Rosarno (Calabria). Tre imprenditori agricoli di Rosarno sono stati arrestati perché accusati di far parte di una associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù degli immigrati. Le indagini dei carabinieri hanno portato alla luce svariate storie di induzione alla prostituzione, estorsioni, maltrattamenti e violenze commesse approfittando dello stato di necessità e delle precarie condizioni di vita.

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Palermo (Sicilia). Assessore regionale indagato per rapporti con clan mafiosi e compravendita di voti e preferenze. Accusato dai pentiti del clan di Resuttana, l'assessore Antinoro nega le accuse.

Morire di "informazione"
Continua il percorso delle testate libere catanesi per costruire insieme un giornale che veramente racconti la città. E' stata messa in funzione l'Associazione Lavori in corso, è stata completata la prima inchiesta. Ma perché l'informazione, qui e ora, è così importante?

Pare che Mauro Rostagno sia stato ammazzato dai mafiosi. Dopo ventun anni è ufficiale, sembra che anche Peppino Impastato sia stato ucciso da loro e non (come dicevano Corriere, Repubblica, Giornale di Sicilia e televisione) da una bomba mentre faceva un attentato.
Bene. La verità prima o poi viene a galla, qua in Sicilia. Magari - come nel caso di Peppino - dopo dieci anni. O come per Giuseppe Fava, ucciso dalla mafia e non - come dicevano Toni Zermo, Tino Vittorio e gli altri pezzi grossi catanesi - per qualche storia di donne. E Borsellino, e Falcone? Professionisti dell'antimafia, secondo i giornali isolani ma anche secondo il nobile Corriere.
E Francese, e De Mauro, e Alfano, e quelli di Portella? La mafia, secondo i giornalisti siciliani, non ha mai ucciso quasi nessuno. Qualcuno è morto sì, ma perché irrispettoso o caustico o, peggio di tutto, comunista. In quasi tutti i casi la verità vien fuori grazie a pochissime persone (Umberto Santino per Impastato, I Siciliani per Fava, ecc.), contro la stampa “perbene” e nell'indifferenza della maggior parte dei siciliani.
L'omertà della stampa rincretinisce sempre più i lettori, che essendo rincretiniti vogliono una stampa sempre più omertosa. Questo circolo vizioso, che una volta era tipicamente siciliano, adesso è felicemente nazionale, e produce i governi. La rozza Sicilia, riducendola al proprio livello, s'è infine così vendicata della civile Lombardia. Sicilia capta probum victorem smerdavit.
* * *
La questione dell'informazione (disinformazione scientifica, propaganda) qui e ora è la più importante di tutte, senza paragone. E' lei che fa Cosa Nostra e Berlusconi. E' lei ha creato i Bossi e i Ciancimino (ma qualcuno sa più chi era fra i politici Ciancimino? E qualcuno nota più cosa veramente dice Bossi?), lei che accoltella o affoga in mare gli emigranti, lei che un tempo sparava ai sindacalisti. I politici vengono dopo, si limitano a raccogliere i frutti di ciò che l'”informazione” ha seminato.
Non è una situazione riformabile dall'interno. L'informazione ufficiale nel suo complesso, tecnologie o non tecnologie, può forse peggiorare (non ha ancora proposto, ad esempio, la sterilizzazione degli zingari o il lavoro forzato nei centri-lager) ma non può migliorare assolutamente, salvo che in individui singoli e pronti a finir male.
Perciò siamo tanto fanatici dei nostri pochi giovani e della nostra poca e povera libera informazione. Son pochi, ma esistono. Potrebbero attraversare il ventennio – 1994-2014: vent'anni – come fu attraversato il primo. Debbono rafforzarsi, debbono collegarsi, debbono - Gobetti - cercare lo scontro senza illusioni, non l'ottimismo.
* * *
Le cose, qui in Italia, vanno come in fondo sono sempre andate. C'è piazza Venezia piena, c'è il duce, c'è la difesa della razza, ora c'è anche Claretta. Che buon popolo buffo saremmo stati, se in mezzo ai gerarchi panzoni, ai professori con tessera e ai tengo-famiglia non ci fosse anche quel cinque-dieci per cento di nazisti fanatici, di incamiciati sbraitanti, di assassini. Avrebbe potuto essere una commedia italiana, una delle tante: così invece, se non succede qualcosa (ma cosa?), finirà prima o poi in dramma, alla croata.

* * *
Bergamo (Lombardia). Applicando un vecchio regolamento di polizia urbana, l'amministrazione (di centrosinistra) ha comunicato che è permesso chiedere l'elemosina per le vie del comune, ma per la durata massima di un'ora.

* * *
Padova (Veneto). Scritti sulle lavagne, per ordine della preside Anna Bottaro, i nomi dei diplomandi di origine straniera. Lo scopo,secondo la preside, è quello di invitare quelli di loro che fossero privi di permesso di soggiorno a "consegnarlo entro domani" prima di sostenere l'esame.

* * *
Catania (Sicilia). Conferenza all'Università, insieme al rettore neo-eletto, del politico siciliano Marcello Dell'Utri, da poco assolto per prescrizione dal reato di "minaccia grave" ai danni di un imprenditore trapanese. Coimputato di Dell'Utri era nell'occasione il boss trapanese Vincenzo Virga, da poco accusato di essere il mandante dell’omicidio di Mauro Rostagno. Argomento della conferenza "Il buongoverno dei giovani" visto da Dell'Utri. La successiva conferenza è stata su "Il Futurismo: avanguardia dall'Italia al mondo", on.Gianfranco Fini, Facoltà di Lettere, Aula Magna.

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Morire di "informazione"
o farcene una noi

Continua il percorso delle testate libere catanesi per costruire insieme un giornale che veramente racconti la città. E' stata messa in funzione l'Associazione Lavori in corso, è stata completata la prima inchiesta. Ma perché l'informazione, qui e ora, è così importante?

Pare che Mauro Rostagno sia stato ammazzato dai mafiosi. Dopo ventun anni è ufficiale, sembra che anche Peppino Impastato sia stato ucciso da loro e non (come dicevano Corriere, Repubblica, Giornale di Sicilia e televisione) da una bomba mentre faceva un attentato.
Bene. La verità prima o poi viene a galla, qua in Sicilia. Magari - come nel caso di Peppino - dopo dieci anni. O come per Giuseppe Fava, ucciso dalla mafia e non - come dicevano Toni Zermo, Tino Vittorio e gli altri pezzi grossi catanesi - per qualche storia di donne. E Borsellino, e Falcone? Professionisti dell'antimafia, secondo i giornali isolani ma anche secondo il nobile Corriere.

E Francese, e De Mauro, e Alfano, e quelli di Portella? La mafia, secondo i giornalisti siciliani, non ha mai ucciso quasi nessuno. Qualcuno è morto sì, ma perché irrispettoso o caustico o, peggio di tutto, comunista. In quasi tutti i casi la verità vien fuori grazie a pochissime persone (Umberto Santino per Impastato, I Siciliani per Fava, ecc.), contro la stampa “perbene” e nell'indifferenza della maggior parte dei siciliani.

L'omertà della stampa rincretinisce sempre più i lettori, che essendo rincretiniti vogliono una stampa sempre più omertosa. Questo circolo vizioso, che una volta era tipicamente siciliano, adesso è felicemente nazionale, e produce i governi. La rozza Sicilia, riducendola al proprio livello, s'è infine così vendicata della civile Lombardia. Sicilia capta probum victorem smerdavit.

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La questione dell'informazione (disinformazione scientifica, propaganda) qui e ora è la più importante di tutte, senza paragone. E' lei che fa Cosa Nostra e Berlusconi. E' lei ha creato i Bossi e i Ciancimino (ma qualcuno sa più chi era fra i politici Ciancimino? E qualcuno nota più cosa veramente dice Bossi?), lei che accoltella o affoga in mare gli emigranti, lei che un tempo sparava ai sindacalisti. I politici vengono dopo, si limitano a raccogliere i frutti di ciò che l'”informazione” ha seminato.

Non è una situazione riformabile dall'interno. L'informazione ufficiale nel suo complesso, tecnologie o non tecnologie, può forse peggiorare (non ha ancora proposto, ad esempio, la sterilizzazione degli zingari o il lavoro forzato nei centri-lager) ma non può migliorare assolutamente, salvo che in individui singoli e pronti a finir male.
Perciò siamo tanto fanatici dei nostri pochi giovani e della nostra poca e povera libera informazione. Son pochi, ma esistono. Potrebbero attraversare il ventennio – 1994-2014: vent'anni – come fu attraversato il primo. Debbono rafforzarsi, debbono collegarsi, debbono - Gobetti - cercare lo scontro senza illusioni, non l'ottimismo.

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Le cose, qui in Italia, vanno come in fondo sono sempre andate. C'è piazza Venezia piena, c'è il duce, c'è la difesa della razza, ora c'è anche Claretta. Che buon popolo buffo saremmo stati, se in mezzo ai gerarchi panzoni, ai professori con tessera e ai tengo-famiglia non ci fosse anche quel cinque-dieci per cento di nazisti fanatici, di incamiciati sbraitanti, di assassini. Avrebbe potuto essere una commedia italiana, una delle tante: così invece, se non succede qualcosa (ma cosa?), finirà prima o poi in dramma, alla croata.

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I compagni

Ma uno dopo l'altro, ancora impietriti dall'orrore,
Li risvegliava l'affetto e li faceva parlare
Sapendo, in quella pena, che c'era molto da fare
Perchè non fosse inutile Perchè vivesse ancora

Dieci creature sole, senza dei a portar doni
Di genio o d'eroismo nella notte feroce:
E una dopo l'altra prendono la parola
Consigliando i compagni, inghiottendo il dolore,
Decidendo con calma ciò che faranno insieme

Sapendo che lo faranno, fra dieci anni o domani
E che in questo se stessi resta un uomo e il suo dono

(dalla redazione dei Siciliani, con Graziella, 1984)

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Acqua bene pubblico?


È ancora fresco nella memoria di tutti l’acceso dibattito che si sviluppò nella Provincia di Ragusa sul tema acqua: pubblica o privatizzata?. I cittadini fecero sentire la propria voce scendendo nelle piazze della Provincia. Si creò un grande movimento per sostenere una “battaglia di civiltà”, come venne chiamata, per mantenere l’acqua pubblica. Si misere in gioco la Cgil, vari movimenti come quello della Rete per i diritti dei cittadini, i Cittadini invisibili, qualche partito, la Chiesa e gli studenti che mobilitarono le scuole della provincia sensibilizzando sul tema.

Il movimento vinse, nel 2007, la battaglia. Dopo vari tentennamenti i comuni del ragusano diedero lo stop al processo di privatizzazione dell’acqua. Un grande successo per il “popolo dell’acqua”.
Ma forse la questione si potrebbe riaprire. Infatti, come riportato dal “Giornale di Ragusa, la corte di Giustizia Europea a cui il Tar di Catania si è rivolta il 22 aprile 2008 dopo il ricorso dell’Acoset, sarebbe pronta ad emettere la sentenza. L’Acoset era l’unica società in gara per l’affidamento del servizio idrico tramite una società mista con prevalenza pubblica, dopo l’esclusione della Saccecav e il ritiro dell’Acqualia.
La sentenza potrebbe riaprire il dibattito. Ma al di là della decisione della corte di Giustizia Europea le questioni per il no ad una società mista permangono.
Non è accettabile privatizzare un bene primario, indispensabile come l’acqua. L’ora blu fa gola a molti. Ma al di là della non condivisione della mercificazione dell’acqua in quanto bene primario, che molti potrebbero ritenere, a torto, una posizione dettata da motivazioni ideologiche e poco concrete, le questioni da vagliare sono numerose ed estremamente delicate.
I casi di privatizzazione dell’acqua si sono dimostrati deludenti, volendo usare un eufemismo. I prezzi si sono alzati in maniera rilevante a fronte di un servizio che non ha visto nessun miglioramento se non qualche passo indietro a cause delle logiche di mercato che, giustamente,spingono le società private se pur con la partecipazione pubblica, a mettersi in gioco.
Inoltre, da noi l’attenzione deve essere doppia viste le possibilità, confermate dall’interesse della Commissione Antimafia, di infiltrazione della criminalità organizzata.
Si spera di non tornare indietro perché la gente della provincia di Ragusa ha dimostrato la volontà di difendere l’acqua pubblica. E lo farà ancora.

Giorgio Ruta



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«Hanno rubato le scarpe agli scalzi!»


Il «CINEMA noto» è un'iniziativa di base, auto-gestita e auto-finanziata dai propri spettatori che non riceve soldi da altri. Da un anno e mezzo facciamo ogni giovedì cinema in questo modo.
Oggi, il 4 di Giugno, per la prima volta non abbiamo visto nessun film perché la nostra attrezzatura, anche questa auto-finanziata, è stata rubata.
Però continuiamo!
A proposito, il tema mensile del mese di Agosto sarà «ladri».
Al prossimo giovedì, con affetto,
Il gruppo auto-gestito «CINEMA noto»

Giovedì 11.06.2009 Ore 21:00 «Certi Bambini»
C.so Vitt. Emanuele, 142 (accanto alla Immacolata).





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TIVOLI - CAMPIONATI ITALIANI ASSOLUTI FIORETTO - AVOLA E IOZZIA OUT NEI 16


Si conclude a Tivoli la 1a giornata di gara dei Campionati Italiani Assoluti. Oggi in pedana per la Conad Modica vi erano Giorgio Avola, da pochissimo arruolato in Aereonautica Militare, ed Orazio Iozzia (nella foto con Eugenio Migliore durante una fase di gara.

Nonostante una buona prova alla fase dei gironi eliminatori, Giorgio Avola ha ceduto per un solo punto (14-15) al bresciano Balestrieri, avversario sicuramente alla portata del campione modicano. Orazio Iozzia, all'esordio in un Campionato Italiano Assoluto, si è invece comportato più che bene. Dopo i gironi ha ottenuto 4 vittorie e 2 sconfitte, conquistando la posizione n. 11 nel tabellone della diretta. Il giovane modicano ha però dovuto cedere al più navigato Luperi (medaglia d'argento ai mondiali under 17) per 10-15. Domani 5 giugno sarà la volta della gara a squadre. In pedana Migliore, Iozzia, Cavallo e Polara. Non sarà nel team modicano Giorgio Avola che gareggerà per l'Aereonautica Militare assieme ad Andrea Baldini e Giuseppe Alongi, visto il suo recente ingresso nel gruppo sportivo militare. Da segnalare che il titolo individuale del fioretto è andato al siracusano Stefano Barrera, uno dei primi allievi del Maestro Scarso ed attualmente in forza nel gruppo sportivo dei Carabineri. Nonostante Barrera viva a Roma, quando si trova in Sicilia viene spesso ad allenarsi al PalaMoak con i fiorettisti modicani. A Stefano vanno quindi i nostri più vivi complimenti per la conquista del tricolore individuale.

Fonte: www.schermamodica.it


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martedì 2 giugno 2009

Sette ottime ragioni per riconvertire la base USA di Sigonella. Si presenta alla Libreria Mondadori “Un posto civile”, l’ultimo libro di Mangano


Giovedì 11giugno alle ore 18.30, nei locali della Libreria Mondadori (Corso Umberto I, n. 8), si svolgerà la presentazione del libro“Un posto civile” di Antonello Mangano, edito da terrelibere.org.
Interverranno l’autore e Marika Bedogni, responsabile del gruppo Amnesty International di Siracusa.


Antonello Mangano si occupa di formazione, di software libero e di forme alternative di comunicazione e distribuzione delle informazioni. È tra gli animatori del sito www.terrelibere.org. Ha già pubblicato inchieste e saggi sui temi delle migrazioni, dell’antimafia, della telematica. È autore, tra l’altro, con Antonio Mazzeo del libro “Il mostro sullo stretto. Sette ottimi motivi per non costruire il ponte” (2006).
Nel suo ultimo libro, espone sette ottime ragioni per riconvertire la base USA di Sigonella, una installazione gigantesca, la più grande base US Navy del Mediterraneo, una città autonoma che minaccia la vita di milioni di persone, blocca lo sviluppo dell’aviotrasporto civile e - soprattutto - trasforma la Sicilia in una base per i massacri presenti e futuri. I siciliani non hanno il diritto di conoscere quali rischi corrono, né di sapere a che titolo gli statunitensi hanno deciso di soffocare il loro sviluppo e coinvolgerli nelle guerre d’aggressione.
Se ieri la base portava lavoro, oggi regala solo allarme e insofferenza. Il confronto tra benefici e costi – leucemie e incidenti compresi- è persino imbarazzante. La riconversione non è solo una scelta di pace. È l’unica scelta possibile. Il libro può essere acquistato on line sul sito www.terrelibere.org.



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