giovedì 5 marzo 2009

Quando lotta vuol dire carcere. Intervista a Silvia Barladini


Molti di voi la conosceranno per una canzone di Guccini, “Canzone per Silvia”. “ L' America è una statua che ti accoglie e simboleggia, bianca e pura, la libertà, e dall' alto fiera abbraccia tutta quanta la nazione, per Silvia questa statua simboleggia solamente la prigione perchè di questa piccola italiana ora l' America ha paura”. La Silvia del cantautore è Silvia Baraldini, il simbolo di un impegno estremo, di un egoismo schiacciato. Una storia, quella della Baraldini, cruda e rara che lei stessa ci racconta.
Lei ha passato molti anni in carcere, ma non tutti sanno la sua storia. La può raccontare?
Sono emigrata negli Stati Uniti perché sono emigrati i miei genitori e molto giovane sono rimasta coinvolta sia nel movimento contro la guerra che per quello dei diritti degli afroamericani. Attraverso quel coinvolgimento una ventina di anni dopo mi sono occupata della situazione dei detenuti politici afroamericani all’interno degli Stati Uniti. In quel contesto è stata decisa la liberazione di una donna, Assata Shakur, che era un importante leader del loro movimento e avevano bisogno anche dell’aiuto di persone bianche. Mi hanno chiesto l’aiuto e io sono tra quelle persone che hanno detto di si. Per questo sono stata arrestata e sono stata accusata non solo della liberazione, ma anche di associazione con varie organizzazioni rivoluzionarie del movimento afroamericano e sono stata condannata a 40 anni.
In Italia c’è stata una forte mobilitazione o no?
Moltissima. C’è stato il coinvolgimento delle persone in Italia, e non solo politiche, che si sono appassionate alla mia storia per vari motivi: perché ero una donna, perché ero in un paese straniero, perché le condizioni in prigione erano veramente dure. Perciò molte persone hanno partecipato per ragioni differenti e secondo me questo ha fatto la differenza.
Partecipazione che è dimostrata anche da una canzone di Francesco Guccini, cosa ha provato?
La canzone di Guccini l’ho ascoltato solo una volta ritornata in Italia, però molte persone mi scrivevano e mi dicevano della canzone e mi scrivevano pezzi di essa. Conoscevo le parole ma non la musica. Quando ho ascoltato finalmente la canzone mi ha impressionato perché era una bella canzone. Oltre all’importanza che poteva avere per me mi è piaciuta proprio la canzone e questo mi ha colpito.
Come esprime oggi l’impegno politico?
Lo esprimo a piccoli passi. Lavoro con l’ARCI, che si occupa non solo di cultura ma anche dei migranti, di pace e guerra, di legalità, di lotta contro la mafia. Penso oggi sia importante soprattutto la lotta contro la violenza alle donne.

Giorgio Ruta

1 commento:

Huraj ha detto...

Ti\Vi consiglio "Silvia:the documentary" se fosse reperibile in Italia (a Modica dubito, cough cough).E' impressionante (essendo appunto la sua storia).

saluti

Cristina